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Come un nastro elastico è diventato un case history di branding e posizionamento

Paola Toini osserva un nastro elastico durante una fase di analisi creativa e progettuale

Curiosità e metodo: la base del mio approccio

Lavorare a un progetto di comunicazione significa, prima di tutto, essere curiosi.
Non è una frase fatta: è una pratica quotidiana. È quella che mi permette di entrare davvero nei progetti, di comprenderli in profondità, di raccontarli nel modo giusto.

Mi è successo anche di recente, durante una collaborazione con Nastrotex Cufra, azienda che produce nastri elastici. Un prodotto tecnico, nascosto, spesso considerato marginale. Ma è proprio lì, in quei dettagli che sembrano “poco raccontabili”, che inizio a divertirmi sul serio.

Quando il dettaglio tecnico diventa racconto strategico

Durante uno shooting, Sam mi ha colta mentre osservavo con attenzione la trama del nastro. Lo allargavo, lo guardavo da vicino, lo immaginavo come un pizzo. Quel gesto racconta esattamente come lavoro: entrare nei materiali, nei processi, nei tecnicismi. Perché è lì che trovo le storie vere, quelle che posizionano un brand senza bisogno di effetti speciali.

Non cerco l’idea “bella”. Cerco quella giusta.
E per trovarla, devo sapere tutto. Come viene prodotto un materiale, quali sono le sue varianti, che tipo di ricerca c’è dietro. Amo il reparto produzione delle aziende, lo ammetto. Mi affascina vedere come funzionano le macchine, come si scelgono le materie prime, come ogni dettaglio si traduce in un risultato tangibile.

Il nastro elastico, da elemento tecnico e invisibile, si è trasformato in un simbolo. Di innovazione, di possibilità, di cura. Ed è diventato il fulcro di una narrazione autentica, che racconta non solo il prodotto ma anche la visione dell’azienda.

Il valore di non avere una nicchia

Questa è una delle cose che preferisco del mio lavoro: posso lavorare su progetti completamente diversi tra loro.
Moda, tessile, tech, food, design. Non ho una nicchia, e questa libertà è ciò che mi definisce. La mia curiosità mi consente di adattarmi, di approfondire, di costruire strategie e identità coerenti, a prescindere dal settore.

E proprio per questo, anche un nastro elastico può diventare una case history.

Cosa può insegnarci un nastro elastico sul posizionamento di un brand?

Molto più di quanto immaginiamo. Dietro ogni materiale tecnico si nasconde una scelta, un’intenzione, una visione strategica.

Cosa insegna questo progetto

Quando conosci davvero un prodotto, riesci anche a raccontarlo. Quando entri nei dettagli, puoi costruire narrazioni solide. Quando sei curiosa, non ti annoi mai. E trasformi anche il progetto più tecnico in qualcosa di profondamente creativo.

Grazie a Nastrotex Cufra per la fiducia e la collaborazione.
E grazie a me stessa per non smettere mai di farmi domande.

Se hai bisogno di più informazioni e vuoi capire come lavoro puoi leggere qui oppure inviare una mail a paola@paolatoini.it

Trama del nastro elastico Nastrotex vista da vicino in ottica design e produzione
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