Il tuo brand sa emozionare?

Paola Toini alla scrivania

Quanto ti impegni affinchƩ la tua comunicazione sia in grado di emozionare?

Chiediti se il tuo brand sa emozionare e poi leggi. Il tuo brand è vivo, è umano e in un certo senso sottosta alle dinamiche delle relazioni interpersonali. Il tuo brand evoca sentimenti e deve sviluppare la capacità di influenzare e avere un impatto mentre viene recepito dal tuo target, ecco quindi perché è importante che si crei un rapporto personale tra brand e cliente potenziale. Perché quando scateni un sentimento stai già fidelizzando.

Brand e personal brand devono iniziare a considerare seriamente l’importanza delle emozioni nel branding e considerare come fanno sentire il loro pubblico quando interagiscono.

Ci sono alcune domande utili, che possono aiutarti ad iniziare a lavorare in questo senso:

  • Il tuo brand ĆØ associato a emozioni positive?
  • Il tuo brand comprende e rispecchia i valori del tuo pubblico?
  • Il tuo brand attira il tuo target?
  • Il tuo brand ĆØ coerente nella comunicazione e crea una sensazione di fiducia?

Per poter rispondere hai bisogno di aver fatto un ragionamento approfondito rispetto a questi temi, le risposte superficiali (“la pace nel mondo” di Miss Italia di dice niente?) non contano e ti lasciano su un piano troppo marginale per poterle considerare valide. Ricorda che siamo nell’epoca dello human to human e che l’impatto che hai sui tuoi clienti ĆØ elevato.

Connessione ĆØ una delle parole chiave di quest’epoca. Ci connettiamo alla rete, ci connettiamo con gli amici e anche con i clienti. Per fare un esempio, si stima che l’utilizzo dei sistemi di chat aumenterĆ  del 40% nel 2022 e che questo moltiplicherĆ  il senso di legame.

Riducendo ai minimi termini, la connessione tra persone ĆØ ciò che sorregge i rapporti, anche quelli professionali tra brand e cliente. Human to human. Fino ad un paio di anni fa il focus era puntato su una relazione tra umani decisamente più naĆÆf rispetto ad oggi. Nell’era pre-covid significava contenuti intimistici, rivolti all’interno dei brand, che puntavano a colpire la pancia e l’emotivitĆ  delle persone.

Oggi ĆØ diverso. Non tanto negli intenti che restano quelli di creare un legame, un rapporto, sorretto dal senso di fiducia, ma piuttosto nella pratica. Oggi siamo aperti al target, al cliente, e ci impegniamo a connetterci con lui raccontandoci attraverso i suoi bisogni.

Ascoltiamo, pensiamo come lui, troviamo quel punto di incontro che potrĆ  fargli dire “okay, questa ĆØ la mia scelta” e lo farĆ  sentire attaccato al nostro prodotto/servizio. Il mio invito ĆØ quello di iniziare a creare una connessione meno ego-centrata (il tuo brand al centro) e più generosa nei confronti di chi segue la tua narrazione. Ragiona su un cliente vero e non su un cliente idealizzato, sviluppa racconti rivolti al suo bisogno e crea una relazione che possa durare e che porti il tuo target a fare un pezzo di viaggio insieme a te.

In poche parole, impara a suonare la tua musica e trova la modalitĆ  migliore per dialogare solo con il TUO potenziale cliente. Iniziamo il 18 maggio e trovi tutte le info su paolatoini.it/prodotto/suona-la-tua-musica/

Se hai dubbi o domande rispetto alle emozioni scrivimi su paola@paolatoini.it

Marketing trend per il 2021

Ragazza con t-shirt bianca che si occupa di marketing

Prevedere il futuro e parlare di marketing trend per il 2021 sembra particolarmente scoraggiante dopo l’anno appena trascorso. Tuttavia, ci sono tendenze e temi in corso che prevedo coloreranno il marketing nel 2021. Ho letto un sacco in queste settimane e ti lascio cinque punti di riferimento da tenere in considerazione.
L’intento di questo articolo ĆØ di risultare particolarmente semplice, dunque privo di paroloni, ma ci sono dei termini che sono insostituibili quindi trovi un glossario a piĆØ pagina.

Marketing trend 2021, le tendenze

1. Retention* ancora protagonista

Si sa, ci vogliono meno soldi per mantenere i tuoi clienti esistenti che per guadagnarne di nuovi, gli esperti di marketing consigliano sempre di impegnarsi di più nella fasi finali di acquisizione di un acquirente. I clienti felici tendono a raccontare la loro esperienza ai loro amici e a fornire un feedback onesto che rafforzerà la tua identità di marchio.
I marketing trend del 2021 ti chiedono questo: assicurati di tener informati i clienti sui cambiamenti che potrebbero interessarli tramite l’email marketing e interagisci con loro sui social media. Raccogliendo dati e segmentando* i tuoi clienti, hai l’opportunitĆ  di risparmiare sui costi e puoi indirizzarli in modo più efficace.
Insomma, il consiglio numero 1 che mi sento di darti ĆØ: coccola i clienti.

2. Ricordati del Covid

Se parliamo di marketing trend per il 2021 dobbiamo tenere in considerazione il fenomeno che ha sconvolto le nostre vite in questo 2020, il Coronavirus. Secondo quanto riferito da tutti gli esperti di marketing e dagli economisti c’ĆØ un dato che dobbiamo stamparci in testa: non torneremo alla stessa economia, ci stiamo riprendendo, ma con un’economia diversa.
Quindi una domanda chiave per tutti ĆØ: quali nuovi comportamenti e aspettative dei clienti si manterranno e quali verranno abbandonati? Rispondere correttamente ĆØ fondamentale per investire efficacemente in attivitĆ  di marketing.
Ad oggi abbiamo alcuni indizi da cui partire. Facciamo un esempio: moltissimi ristoranti (inclusi i fast food) credono che l’uso elevato della consegna a domicilio persisterĆ  e stanno quindi investendo in operazioni come le cucine fantasma, che offrono solo ritiro e consegna. Dopo la pandemia, dobbiamo essere lucidi e avere un’idea chiara di cosa ĆØ cambiato per decidere se continuare come sempre o adattarci a novitĆ  inaspettate.

3. Prendi posizione sulle questioni sociali

Molto è stato scritto sul crescente desiderio dei consumatori di vedere i brand prendere posizione sulle questioni sociali. Questo interesse attraversa le generazioni anche se è maggiormente sentito dalla Gen Z. Gran parte di questo gruppo sta entrando nel mondo del lavoro e la loro voce sarà più forte che mai, sia come consumatori che come dipendenti. Nessuna generazione precedente ha chiesto ai propri datori di lavoro di dimostrare una coscienza sociale aziendale e questo dato diventa significativo anche in termi di scelte e di acquisti.
Questo marketing trend per il 2021 ci dice che possiamo e dobbiamo prendere posizione in modo autentico, ovviamente. A nulla serve dichiararsi ambientalisti senza portare avanti concretamente questa posizione.

4. Aggiungi contenuti interattivi

Questo marketing trend era stato anticipato anche nel 2019 e ne avevo parlato in questo articolo. In ogni modo, aggiungere elementi interattivi al tuo sito Web o ai social media ĆØ un ottimo modo per dare valore ai visitatori, convincerli a interagire con la tua attivitĆ  e saperne di più su di loro. Ad esempio, supponi di essere un agente immobiliare e aggiungi un semplice calcolatore di mutui al tuo sito web, ora offri valore ai tuoi visitatori e impari anche di più su di loro in base ai dati che inseriscono nella calcolatrice. Queste informazioni, a loro volta, possono aiutarti a perfezionare l’identitĆ  del tuo cliente ideale e il targeting delle offerte.
Altri esempi di marketing interattivo includono quiz, giochi, sondaggi e video interattivi (sƬ, un po’ come su Instagram) e assicurano una permanenza più lunga sul tuo sito da parte degli utenti che avranno un ricordo positivo dell’esperienza di navigazione. Uno dei modi più veloci e low budget per portare il tuo brand verso nuovi potenziali clienti, ĆØ far condividere ai tuoi attuali clienti un contenuto social. Questo ĆØ un altro esempio di interazione tra utente e brand.

5. Continua (o inizia) a curare i tuoi canali social

I brand devono essere pronti a dedicare più risorse al social media marketing nel 2021. Durante il secondo trimestre del 2020, il 24% dei budget totali per il marketing è stato investito nei social media, rispetto al 13% dello scorso inverno. Abbiamo già detto che la fidelizzazione dei clienti è stata una priorità nel 2020 e continuerà ad esserlo anche nel 2021 e i social media sono un valido strumento per raggiungere questo obiettivo. La pandemia ha notevolmente aumentato la quantità di tempo che le persone trascorrono online, incluso il modo in cui ricercano prodotti, brand e organizzazioni.
Questo cambiamento dei consumatori crea nuove opportunità per te, dandoti la possibilità di interagire con un pubblico nuovo e di coinvolgere nuovamente i clienti di lunga data. Cosa devi fare? Investi poche centinaia di euro al mese in campagne, ingaggia un buon social media manager che può sviluppare un piano editoriale, pubblica post regolari, monitora e guida le risposte degli utenti. Se hai sempre rimandato il tuo sbarco sui social media sappi che questo è IL momento.
Queste cinque tendenze chiave possono aiutarti ad aumentare il traffico del tuo sito, generare più lead e aumentare le vendite, il tutto mantenendo attiva la tua clientela di partenza. Sono anche fondamentali per aiutarti a comprendere le tendenze del marketing digitale e come avranno un impatto sul panorama competitivo più ampio.

Global Marketing Trends 2021

Per completezza di informazione ti lascio anche i 7 trend pubblicati nella seconda edizione del Global Marketing Trends:

  • Purpose (Intento/Scopo). I brand sanno perchĆ© esistono e chi pronti a servire possono trovarsi in una posizione unica per affrontare cambiamenti senza precedenti.
  • Agility (FlessibilitĆ ). Un mondo sempre più digitale richiede una strategia di marketing flessibile, svelta e pronta al cambiamento.
  • Human Experience (Esperienza Umana ma non rende). I brand dovrebbero considerarsi entitĆ  umane che rispecchiano e supportano i valori di coloro per cui sono state create (cliente ideale).
  • Trust (Fiducia). Per creare fiducia in questi tempi turbolenti, i brand dovrebbero guardare oltre i dati demografici, concentrarsi su ciò che le persone apprezzano e assicurarsi che le loro promesse corrispondano alla capacitĆ  di mantenerle.
  • Participation (Partecipazione). Le attivitĆ  di marketing possono trarre vantaggio (e farti rimanere un passo avanti rispetto alla concorrenza) creando una strategia di coinvolgimento che si appoggi sulla partecipazione dei clienti. PoichĆ© l’innovazione digitale avvicina persone e brand, il coinvolgimento dei clienti sta rapidamente diventando una strada a doppio senso in cui i clienti possono anche partecipare come ambasciatori del marchio, influencer, collaboratori e innovatori
  • Fusion (Fusione). I brand oggi sono in grado di servire ancora meglio i loro clienti creando esperienze innovative attraverso fusioni intersettoriali. La pandemia ha spostato le prioritĆ  per tutti praticamente dall’oggi al domani. Per alcune aziende, ciò ha significato reinventare strategie di partnership e cercare collaborazioni innovative, o fusioni, oltre le linee di settore per rispondere meglio alle esigenze dei clienti.
  • Talent (Talento). I modelli di business talentuosi si evolvono per adattarsi a nuovi flussi di lavoro. Il vantaggio di questa modalitĆ  in continua evoluzione? FlessibilitĆ  organizzativa e creativitĆ  alla stelle per rendersi ancora più competivi. In altre parole, pensare fuori dal box, oggi, ĆØ la regola.

Cosa ci anticipa questo rapporto sui marketing trend del 2021?

Il costante cambiamento tecnologico e la crescente dipendenza dal digitale fanno sì che le persone siano sempre più desiderose di connessione umana. Queste sette tendenze possono aiutare a creare connessioni per guidare il coinvolgimento e la crescita del tuo brand in un 2021 senza precedenti.
 

Glossario

*/Retention/ Il retention marketing ĆØ una forma di marketing che sta diventando sempre più diffusa nel mondo del digital marketing. L’obiettivo di questa tipologia di attivitĆ  di marketing ĆØ concentrarsi sui clienti giĆ  acquisiti per fidelizzarli e spingerli ad acquistare di nuovo. Il focus si sposta dal pensare solo all’acquisizione di innumerevoli nuovi clienti al concentrarsi sulla redditivitĆ  dimostrata di quelli che giĆ  possiedi.
*/Segmentazione/ Il processo di segmentazione ĆØ quello per cui si spacca un mercato in singole unitĆ  (target) che vengono poi riagglomerati sulla base di variabili in gruppi sociali ed economici più o meno ampi, detti appunto “segmenti”. Fonte Wikipedia
In questo articolo brand e personal brand diventano sinonimi, nel 2021 ciò che varrĆ  per uno varrĆ  anche per l’altro.
 
Desideri un approccio più dettagliato e personalizzato per far progredire la tua attività nel 2021?
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Stai utilizzando bene i tuoi social?

Paola Toini parla di social network

Quattro consigli per essere sul social giusto al momento giusto.

Se mi segui su Instagram sai che questo articolo ĆØ stato ispirato da una domanda che mi ĆØ arrivata da un corsista di vecchia data che fece con me un corso nel 2013.

“Ciao Paola, mi permetto di scriverti perchĆ© come sai ti stimo molto sia come professionista sia come formatrice, vista la nostra lunga amicizia ti pongo un quesito che mi incuriosisce molto.
Ti seguo con interesse sui tuoi canali ma trovo contenuti molto diversi tra loro, mi sai spiegare perchƩ ad esempio su Facebook ti mostri come una mamma e basta?
Mi spiego, qui su Instagram parli del tuo lavoro e dei progetti futuri in modo fruibile mentre di lĆ  hai un approccio da vita privata, c’è una ragione per questo?
Ora, prima di prendermi un cazziatone da te, copincollo e ti invierò una mail con un ringraziamento in anticipo.
A presto
xxx”

La domanda arriva da una persona che vende prodotto e che, quindi, può anche permettersi di pensare ad intermittenza alla questione “utilizzo dei social” perchĆ© una volta che la fotografia ĆØ ben rappresentativa del prodotto e che la didascalia ĆØ sufficientemente didascalica, il resto può venir meno, ma non sempre. Questo per dire che il dubbio può essere lecito in questo specifico caso.

Come ci dobbiamo comportare sulle varie piattaforme social?

Partiamo da un presupposto sul quale ĆØ importante tornare spesso, anche se potrebbe sembrare scontato: ogni social network ha usi e costumi propri, linguaggi e abitudini diverse dagli altri e noi ci dobbiamo adattare a questo fondamento e adeguare di conseguenza i nostri contenuti.
Anche se ultimamente la tendenza può sembrare quella di pubblicare contenuti dal mood amichevole e personale, la realtà è ben diversa. Dobbiamo saper distinguere un trend da un principio di base che mai cambierà.
A maggio ho partecipato ad una formazione con lo scopo di trovare conferme e mi ha colpito un sacco la definizione che, un professionista che stimo, ha dato di Facebook infatti, Alessandro Pozzetti, ha definito Facebook come un bar (contrapposto poi a Instagram che veniva paragonato alla perfezione). La mia mente in un nano secondo si ĆØ vista davanti il bar dei Centri Sportivi del mio paese nel quale ogni giorno i pensionati “parlano” e discutono di sport, o meglio, di calcio. Io che adoro i paragoni, gli esempi e le metafore mi sono chiesta “Se Facebook ĆØ il Bar Sport a cosa posso paragonare Instagram?” perchĆ© questo semplice paragone può essere utile anche per rispondere alla domanda del mio corsista.

Partiamo dai contenuti

Abbiamo detto che Facebook ĆØ il Bar Sport e che i contenuti sono i dialoghi accesi sul calcio, quindi, Instagram potrebbe essere paragonato alle trasmissioni di approfondimento post Partita che vedono nei loro commenti e nelle interviste i contenuti. Cosa cambia? Tutto! In primis il tono di voce che nel primo caso ĆØ acceso, informale e a volte anche volgare, nel secondo caso ĆØ più pacato, molto tecnico e raramente sopra le righe, eppure possiamo dire che su entrambe le “piattaforme” si parla dello stesso argomento. Questo significa che su due social diversi dobbiamo essere pronti a trattare lo stesso tema (oppure la stessa notizia) anche con parole e linguaggi differenti tra loro.

Proseguiamo nel paragone con i social

Il bar di cui stiamo parlando ĆØ un luogo dagli arredi spartani e dove l’outfit dei pensionati conta come il due di coppe quando ĆØ briscola bastoni, ovvero, zero. Se pensi ad Instagram cosa ti viene in mente? Un luogo curato nei dettagli, compresi gli outfit dei giornalisti e le scenografie della trasmissione. Eppure si parla sempre di calcio e le partite commentate sono le stesse, esattamente come i contenuti che andiamo a pubblicare sui social.

Cosa pubblicare e come scegliere?

Abbandoniamo il paragone con il bar e le trasmissioni TV per tornare alla domanda iniziale, perché su Facebook parlo quasi esclusivamente di questioni di vita privata? Perché Facebook è polemica, è ironia pungente, è dibattito e io non sempre mi sento preparata a questo. Non solo, nella mia esperienza ho visto molti brand e diversi professionisti che funzionano alla grande su Facebook e che perdono tutto il loro potenziale comunicativo su Instagram, ad esempio.
Per comunicare bene sui social dobbiamo andare all’essenza del brand (o personal brand) e valutare quale piattaforma ĆØ maggiormente nelle nostre corde. Non basta un piano editoriale dettagliatissimo e fitto, serve il cuore.
Un altro dettaglio da non trascurare ĆØ il tempo. Quand’anche io riuscissi a scrivere un post su Facebook con il corretto tono di voce, magari pungente, come potrei poi sostenere una serie infinita di commenti? Ci vorrebbe tempo che, ad oggi, non ho. Per questa ragione evito e rimango in un utilizzo ibrido di Facebook.

Conclusioni

Quando siamo in ambito professionale abbiamo la necessitĆ  di essere consapevoli e presenti a ciò che scegliamo di fare. Probabilmente mi privo da sola di qualche opportunitĆ  scegliendo di utilizzare Facebook per come le utilizzo, tuttavia so che ĆØ giusto cosƬ perchĆ© non sarei in grado di sostenere un calendario editoriale adeguato a questo social, quindi scelgo cosa pubblicare con attenzione e rimango, come ripeto, nell’utilizzo ibrido.

Quattro consigli per te

  1. Apri la tua agenda
    Quanto tempo hai realmente a disposizione per lo sviluppo di un calendario editoriale? Poco? Rimani dove sei e fai del tuo meglio. Tanto? Vai e conquista il mondo!
  2. Pianifica i tuoi obiettivi
    Lo abbiamo detto più volte, siamo qui per lavoro e quindi dobbiamo sapere quali sono gli obiettivi: vendita, popolaritĆ , collaborazioni… a seconda degli obiettivi possiamo dedicare più o meno tempo ad un social piuttosto che ad un altro. Siamo noi i direttori d’orchestra. Cercheresti un collaboratore al bar?
  3. Fai Analisi
    Sempre. Non solo per verificare i dati relativi ai like o ai commenti, ma sopratutto per controllare quale piattaforma ti permette di fatturare di più. Quale social ti porta più clienti? Questi clienti corrispondono al tuo cliente ideale? A questo proposito ti ricordo che qui hai una risorsa gratuita dedicata sul mio sito.
  4. Ā Vai all’essenza
    Lo abbiamo visto nell’articolo, per comprendere quale sia la piattaforma su cui puntare ĆØ fondamentale essere presenti e consapevoli rispetto alla storia, ai valori e agli obiettivi del business. Tutto questo corrisponde all’andare all’essenza, senza farsi condizionare da niente e da nessuno.

Vuoi approfondire?

Se vuoi approfondire insieme a me questi temi hai almeno tre possibilitĆ :

  1. inviami una mail a paola@paolatoini.it con tutti i tuoi dubbi, sarò felice di risponderti;
  2. partecipa al mio evento più bello, Brand Camp di novembre, durante il quale sviscererò questi ed altri argomenti insieme a professionisti riconosciuti;
  3. cerca il corso che fa per te nel mio Shop, tutti i corsi sono scontati del 25% fino al 6 settembre.

Come preparare il prossimo shooting per la tua attivitĆ 

corso promozione online

Ho fatto il calcolo, in un anno realizzo con Carlotta almeno cinque shooting per il mio personal brand.

Troppi? No.

In questo articolo ti parlo di qualcosa che aiuta davvero a migliorare la riconoscibilitĆ  del tuo business: come pianificare un servizio fotografico di branding per la tua attivitĆ . Se ti parlassi di me, ti direi che su cinque shooting all’anno abbiamo sempre centrato il punto con la mia fotografa e il motivo ĆØ che lo abbiamo preparato molto bene in fase di progettazione. Come sempre, conta l’obiettivo insieme ad una serie di elementi che vedremo insieme.
Parliamoci chiaro, la fotografia stock ĆØ sempre una scelta possibile e le opzioni online sono tantissime anche per immagini royalty free. Basti pensare a Freepik o Pexels e via dicendo… ma c’ĆØ una grande differenza nell’avere una libreria di immagini di brand personalizzate che possiamo utilizzare per commercializzare il nostro business.
Questo ĆØ il modo in cui io pianifico i miei shooting, 5 step che portano a un servizio fotografico che racconta servizi e prodotti e, sopratutto, che permette ad un brand (o un personal brand) di distinguersi ed essere sempre maggiormente riconoscibile.
Ho giĆ  trattato il tema della bulimia di contenuti degli ultimi anni e di come la riconoscibilitĆ  sia il primo obiettivo di una visual identity insieme allo scopo di raccontare la proposta di un business (prodotto o servizio).

Partiamo dalle basi: cos’ĆØ la fotografia di branding?

La fotografia di branding si distingue dalla fotografia classica perchĆ© nasce con l’obiettivo di raccontare un brand e le sue proposte. Deve essere coerente con la visual identity e può essere utilizzata in diversi contesti: sito web, comunicati stampa, social network, e-commerce o campagne pubblicitarie cartacee.

ƈ necessario prevedere uno shooting?

Si. ƈ un investimento necessario perchĆ© l’occhio di un professionista ci consente di poterci concentrare solo sul nostro obiettivo, alle questioni tecniche ci pensa lui.

Come si realizza?

Gli step che prevedo e consiglio io sono 5 ma si può sempre trovare una modalità più personale. Il fattore importante è il raggiungimento di un risultato.

Step 1. Pianifica i tuoi scatti

Questa è la chiave per assicurarsi che shooting sia efficace: devi sapere quali immagini ti servono per arrivare dal tuo fotografo con le idee più chiare possibile.
Aiutati con queste domande.
Quali sono prodotti e/o servizi?
Quali sono le storie editoriali che vuoi raccontare?
Hai presente “Il diavolo veste Prada” ? Ecco, ĆØ il tuo momento di essere come Miranda. Diventi un po’ il caporedattore. Quando sei il direttore editoriale o creativo del tuo brand, devi pensare alle cose che devi comunicare visivamente.
Questa fase del processo creativo deve iniziare tempo prima dello shooting stesso e, se sei come me, raramente sarai alla tua scrivania quando l’idea ti colpisce.
Quello che trovo davvero utile ĆØ assicurarmi di avere una nota nel mio telefono e, quando ho un’idea di qualcosa che devo raccontare con una foto o un gruppo di immagini, mi assicuro solo di annotarlo nel mio telefono. Per qualche ragione che ignoro, queste idee sembrano sempre arrivare in momenti tipo una passeggiata oppure sotto la doccia, quindi avere l’elenco nel cellulare ĆØ un trucco per non perdere nessuna idea.

Step 2. Vola su Pinterest e crea una moodboard per lo shooting

Il secondo passaggio, dopo aver messo insieme tutte le idee, ĆØ catapultarmi su Pinterest e creare una Moodboard da condividere con Carlotta. Ti lascio il link alla bacheca dedicato allo shooting di fine maggio, quello immediatamente dopo il lockdown, ero emozionata e non vedevo l’ora di tornare ad avere delle fotografie professionali per raccontare tutto ciò che avevo pensato di mettere in pista da quel momento in avanti. Eccola pinterest.it/paolatoini/shooting-20-maggio/
Questo strumento è utile e io lo utilizzo con attenzione, dividendo gli scatti di esempio in sezioni che poi diventano la mia guida durante il servizio. Non sarà necessario copiare le pose da diva o da modella perché ognuno porta sé stesso nel proprio business (e lo stesso vale per i prodotti, mi raccomando), ma è innegabile che avere uno scatto a cui ispirarsi accelera il processo creativo.
Un’altro aspetto fondamentale ĆØ la condivisione con la fotografa che in questo modo riesce ad entrare nel mood del servizio e può anche darmi dei suggerimenti che mi aiutino via via ad arrivare all’obiettivo finale: shooting per il sito, per il lancio di un nuovo corso, per un po’ di storytelling su Instagram… gli obiettivi sono tanti e diversi e focalizzarsi ĆØ un modo saggio di procedere.

Step 3. Scegli il fotografo giusto

Il fotografo giusto NON è il fotografo del tuo competitor o di un tuo collega. Il fotografo giusto è colui che ha uno stile che si avvicina a ciò che vuoi ottenere. Questo dettaglio è imprescindibile, perché non è detto che tutti i professionisti, seppur validi allo stesso modo, vadano bene per te.
Il fatto che ci le fotografie di un brand vicino al nostro ci piacciano, non significa matematicamente che otterremo quel risultato. Prima ti devi chiedere se quel mood preciso valorizzerebbe il tuo racconto, il tuo prodotto o il tuo servizio.
L’occhio esperto ti un professionista sa catturare i piccoli momenti magici che non avresti mai immaginato in un milione di anni. Questo ĆØ il valore aggiunto di lavorare con uno specialista.

Step 4. Scegli con cura i props

I props sotto tutti quegli oggetti che ti aiuteranno a personalizzare gli scatti che avrai trovato nel web o che hai pensato di voler realizzare. Si tratta di penne, libri, quaderni eccetera… io considero anche gli abiti. Tutti gli outfit contano e vanno organizzati. Scatti per strada? Fai in modo di poterti cambiare con comoditĆ .
Nello stesso periodo lavorerai sugli abiti e sulle altre esigenze, devi raccogliere oggetti di scena e organizzati per tempo se hai bisogno di qualche acquisto online, perchĆ© la spedizione può davvero cambiare le cose. I dettagli sono le piccole sfumature che fanno la differenza – come ad una cena quando c’ĆØ un lume di candela in bagno o una cioccolata sul cuscino in un hotel di lusso – quei piccoli segnali visivi che il tuo cliente o la tua audience noterĆ .
Suggerimento in più: rendi il set autentico e utilizza props che sia utilizzati. Un quaderno troppo nuovo oppure un microfono non-wireless senza filo attaccato potrebbero essere quell’errore che rende finto il tuo scatto.

Step. 5 Verifica tutto, compresi i formati

Il tuo fotografo non è un mago e difficilmente saprà leggerti nella mente, perciò starà a te dirigere i lavori anche in questo senso.
Probabilmente avrai bisogno di una serie di immagini con diversi spazi bianchi. Ecco, l’orientamento e le dimensioni contano davvero in questo caso, cosƬ come gli spazi bianchi.
Ci sono nella board delle immagini che devono essere in verticale perchĆ© occuperanno più spazio su Instagram? Verificalo. Ti serve uno sfondo neutro perchĆ© vuoi realizzare delle copertine? Dai un’occhiata alla lista prima dello shooting. Questo ĆØ il tipo di attenzioni di cui tu, come direttore creativo del tuo shooting, devi essere consapevole. Lo stesso vale per le location. Scegli il tuo ufficio? Il negozio? Un prato? Tutto deve essere coerente con il risultato e con la visual identity del tuo business.
Cosa accadrebbe se il tuo prodotto o il servizio che vuoi promuovere, fosse inserto in un contesto completamente diverso dal solito?
Conclusioni
Programmare uno shooting può essere stancante e impegnativo, eppure ĆØ un salto nel tuo brand e un’occasione unica per raccontare o promuovere qualcosa a cui tieni e a cui hai lavorato per molto tempo. Se vuoi un po’ di ispirazioni per il tuo prossimo shooting dai un’occhiata alla mia pagina Pinterest, ho raccolto molti esempi di scatti che spero ti possano essere utili.

Vuoi uno spoiler? Al Brand Camp parliamo proprio di questo!

Ti serve il rebranding? O il redesign?

rebranding-redesign

Rebranding o redesign? Di cosa ha bisogno il tuo brand?

Molte persone sentono e usano questi due termini (rebranding e redesign) ogni giorno pensando siano sinonimi. Non è così.
Quando succede che qualche nuovo cliente arriva da me e mi dice “Devo fare rebranding” mi viene sempre da sorridere perchĆ© mi ricordo di quando Aldo in Tre Uomini e una Gamba suggeriva al medico i farmaci da dare a Giacomo che aveva una colica renale. (Storica la frase “Ah, lei ĆØ medico?”) Insomma, provano a fare il mio lavoro.
Ci sono situazioni che richiedono un rebranding e situazioni che richiedono un redesign.

Rebranding e redesign: vediamo le differenze

Un brand ha bisogno di fare rebranding quando ĆØ successo qualcosa che ha modificato i valori, il core business, la visione o e gli obiettivi. Il rebranding ĆØ un’operazione che va al cuore, alla reason why, e dunque richiede che questo cambiamento sia visibile all’esterno.
Il rebranding ĆØ un rinnovamento completo del messaggio e dell’identitĆ  del brand (azienda o professionista ĆØ lo stesso). Questo implica una profonda analisi e si deve vedere, il nuovo target deve percepire che qualcosa ĆØ successo e che adesso la proposta di quel brand ĆØ anche per lui. Fare rebrand ĆØ un’attivitĆ  che ha un grande peso.
Il redesign ĆØ qualsiasi cambiamento nel design di un marchio. La modifica del sito, della palette colore o l’aggiornamento del packaging. ƈ qualcosa di sottile.

Come vengono percepiti dalla audience?

Un’operazione di rebrand deve essere sviluppata raramente, quando il cambiamento al cuore di un brand ĆØ profondo e sentito anche dalla audience. Se il rebranding ĆØ troppo presente nella vita di un’attivitĆ , la comunicazione sarĆ  confusa, falsata e il brand stesso verrĆ  percepito come instabile. Ergo: rebranding solo quando c’ĆØ uno scossone che porta il brand verso nuovi obiettivi.
Attività di redesign, invece, possono avvenire di frequente e non hanno alcun tipo di impatto nei confronti della credibilità.  Quando, ad esempio, vogliamo aggiornare la palette colore e renderla più contemporanea stiamo avviando una attività di redesign.

Qualche esempio

Rebranding –> Mc Donald’s Europa
Mc Donald’s ha cambiato la palette colori, lo stile dei ristoranti, le divise e praticamente tutto il resto del brand come segnale del suo impegno verso una tipologia più fresca e salutare di fast food.
McDonalds ha osservato il marchio dall’alto al basso, dentro e fuori. L’obiettivo non era semplicemente quello di diventare un posto più amichevole nel quale mangiare cibo economico. Il rebranding si focalizzava sull’intera organizzazione al fine di aggiungere valore all’esperienza dei clienti, fornire un servizio migliore, impiegare marketing a impatto maggiore e abbracciare operazioni sostenibili a lungo termine.
Insomma, un cambiamento radicale dal cuore del brand. In una frase: un cambiamento epocale. L’obiettivo era anche la riqualificazione dei clienti, puntando su chi lavora, sulle pause pranzo healty ad esempio, e allontanandosi dall’idea di junk food.
Ecco l’immagine simbolo di questa campagna di rebranding.
Rebranding-Mcdonalds-paola-toini
Redesign –> Google
L’evoluzione del logo di Google ĆØ il classico esempio di redesign perchĆ© la sostanza dell’azienda rimane invariata mentre il logo si aggiorna e si modifica secondo i trend del momento oppure gli eventi.
L’operazione di redesign in questo caso ĆØ stata fatta nel 2015 per far sƬ che il logo potesse essere visto meglio su ogni schermo, perchĆ© un’enorme percentuale di navigazione web ĆØ fatta da telefoni, tablet e altri dispositivi mobili con schermi piccoli o risoluzioni.
Quindi l’esigenza era estetica, pratica e non strutturale. Per questa ragione parliamo di redesign.
Ecco un’immagine che ci racconta i passaggi del logo di Google.
redesign-google-paola-toini

Rebranding e redesign: conclusioni

L’importanza di un branding studiato ed efficace ĆØ riconosciuta, ne avevo parlato anche qui, ecco perchĆ© dobbiamo portante attenzione quando decidiamo di fare dei cambiamenti. Prima di rifare tutto daccapo chiediamoci se il nostro branding (ripeto, vale anche per i professionisti) ha bisogno di un cambio alla radice oppure solo di una aggiustatina tecnica.
Vuoi sapere se hai bisogno di rebranding o di redesign? Scrivi una mail a paola@paolatoini.it

E-commerce o marketplace, dove si vende di più?

e-commerce

Sai che Primark non vende e non ha un e-commerce sul suo sito?

E sai anche che durante il lockdown una delle domande più ricorrenti tra i marketers era proprio “ChissĆ  come la pensa oggi Primark in merito allo shop online? Si starĆ  mangiando le mani?”
Sul caso Primark c’ĆØ parecchio materiale online che spiega la scelta di non avere un e-commerce sul sito, come l’articolo del 2013 di econsultancy.com (ti lascio qui la mia traduzione) tuttavia, in un momento in cui avere e-commerce sembra essere imprescindibile per qualsiasi tipologia di business, era inevitabile pensare a chi ha adottato una strategia diversa.
PerchĆ© parliamo di e-commerce proprio oggi? PerchĆ©, come detto sopra, l’emergenza COVID-19 ha spiattellato sotto gli occhi di tutti che ĆØ indispensabile poter vendere online. Sia la piattaforma di nostra proprietĆ  oppure esterna (Amazon, Bigcartel ecc..). E sarĆ  sempre più necessario se i trend continueranno a salire in questo senso, soprattutto per quei beni/servizi che non possono essere messi in vendita nella grande distribuzione oppure nei negozi.

Partiamo dalle basi, cos’ĆØ l’e-commerce?

L’e-commerce, noto anche come commercio elettronico, potrebbe essere definito come “l’acquisto di articoli su Internet in pigiama alle 3 del mattino” ma noi preferiamo dire che si tratta della “OpportunitĆ  di vendere un prodotto/servizio su Internet”. ⁣
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Di fatto i negozi che vendono i loro prodotti online sono negozi e-commerce o aziende, un esempio di uno dei negozi online più popolari tra gli e-commerce è Amazon.com⁣ e in totale esistono 4 tipologie di modelli di e-commerce, vediamole:⁣
1. Business to consumer (B2C) ⁣
2. Business to business (B2B) ⁣
3. Consumer to Consumer (C2C) ⁣
4. Consumer to Business (C2B) ⁣
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Ci sono poi diverse tipologie di e-commerce:⁣ vendita al dettaglio, vendita all’ingrosso, dropshipping⁣, crowdfunding, abbonamenti⁣, prodotti digitali e servizi.⁣
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La possibilità di vendere online ha mostrato da subito le grandi opportunità che ne derivano, i vantaggi sono incredibili e durate il lockdown tutti se ne sono resi conto: ⁣
– Accesso a un mercato globale⁣
– DisponibilitĆ  24 ore su 24, 7 giorni su 7
– Si lavora da qualsiasi luogo⁣
– Spese generali ridotte⁣
– Marketing mirato⁣
– CapacitĆ  di servire una nicchia specifica

Quindi che si fa? Shop sul sito o piattaforma esterna?

Fatte queste dovute premesse, ĆØ importante comprendere come non tutte le piattaforme siano indicate per tutti i prodotti e per tutti servizi. Partiamo proprio dai servizi per i quali la scelta migliore sembra essere quella di vendere direttamente dal proprio sito web, non ci sono piattaforme online adeguatamente posizionate per i servizi se non per la formazione, ad esempio.
Non solo, se vendiamo servizi sappiamo bene che poter gestire l’agenda con un sito che dialoghi direttamente con i vari i-Cal oppure con Google Calendar ĆØ una bella comoditĆ !
Online si trovano diverse piattaforme e-commerce alle quali associarsi per vendere le proprie prestazioni, ma niente ĆØ professionale come poter far fare tutto ai clienti direttamente dal sito.
Una grande mano la può dare anche Facebook che consente di impostare orari e informazioni, oltre che di facilitare il cliente nel richiedere un appuntamento.
Da qualche settimana Facebook ha anche lanciato un nuovo prodotto, gli Shop, che sono effettivamente dei negozi profilati da sfruttare sopratutto se si fa prodotto. Questa grandissima novitĆ  ci ha permesso anche di creare dei veri e propri shop online collegati anche ad Instagram, un passaggio continuo tra social network e sito web che genera traffico e moltiplica esponenzialmente le possibilitĆ  di vendere da entrambe le parti.

E il prodotto dove lo vendo?

Quindi, se per i servizi le soluzioni efficaci si riducono allo shop dal sito, per i prodotti le possibilitĆ  sono davvero tante e da maggio 2020 abbiamo anche questa grande opportunitĆ  di sfruttare lo strumento Facebook Shop.
Per il resto le scelte vanno fatte in modo strategico, in base a come il prodotto ĆØ posizionato sul mercato, in base alle ricerche di benchmark e anche alle abitudini di acquisto della nicchia in cui il prodotto ĆØ forte.
La nicchia, la target audience insomma, il cliente ideale è il protagonista anche in questa parte della strategia perché, ora più che mai, le grandi quantità di prodotti sul mercato (qualsiasi prodotto) obbligano i brand a dover intercettare il cliente in diversi punti del processo di acquisto. Dunque via libera alle piattaforme tipo Amazon.com per vendere il prodotto su vasta scala e vi libera anche ad una doppia distribuzione in base al costo.
Facciamo un esempio. Se un brand di moda realizza e vende contemporaneamente due linee, una più economica e una più costosa, potrebbe decidere di vendere una linea dallo shop del sito e una più economica su ASOS.com in modo da intercettare una fetta più ampia di pubblico che, di fatto, è già profilata dalla piattaforma.
In conclusione, per rispondere alla domanda che apre questo articolo “E-commerce o marketplace, dove si vende di più?” la risposta migliore ĆØ “Dipende dal Brand, dagli Obiettivi e dal Budget” perchĆ© esistono soluzioni utilissime per alcuni e del tutto inefficaci per altri.
Il punto di partenza ĆØ lo studio delle abitudini di acquisto del cliente ideale, unito all’analisi delle caratteristiche del brand, dopodichĆ© la strategia ci farĆ  andare da A a B.

Come capisco quando passare da un marketplace ad uno shop sul mio sito?

Quando un brand ĆØ consolidato, il prodotto ha ricevuto sufficienti recensioni e quando il brand stesso ha volta di maturare e passare una fase più ampia, ĆØ il momento di aprire un proprio shop sul sito. Aggiungere un e-commerce sul sito ha un costo abbastanza elevato, pertanto ĆØ importante aver giĆ  appurato l’interesse della audience e del cliente potenziale prima di prevedere questo investimento.
Nello stesso tempo dobbiamo ammettere che avere uno shop online aumenta il prestigio del brand e contribuisce a migliorare la percezione del cliente. Non solo, se pensiamo al processo di acquisto, capiamo da subito quanto avere uno shop sul sito ci consente di avere una chance in più di intercettare la target audience mentre decide se comprare o meno il nostro prodotto.
Possono esserci strategie che prevedono l’utilizzo contemporaneo di tre marketplace (Amazon, Bigcartel e Etsy) insieme all’e-commerce sul sito, tutto dipende dai budget e dal brand, tutto deve essere sostenibile e deve portare dati di ritorno che siano analizzabili e utili per la crescita del brand stesso. Non ĆØ più il tempo delle grandi quantitĆ  e dei contenuti distribuiti alla massa, oggi contano la nicchia, il brand e gli obiettivi.
Se hai bisogno di più informazioni e vuoi approfondire il tema della vendita online invia una mail a paola@paolatoini.it

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La gratuità ti farà vendere di più?

paola toini gratuitĆ 

La gratuitĆ  ĆØ davvero uno strumento di marketing?

L’atteggiamento che preferisco ĆØ quello di San Tommaso, ovvero colui che deve empiricamente provare qualcosa prima di poter accettare una veritĆ . Per questa ragione, tra marzo e aprile ho fatto un esperimento e ho ottenuto dei risultati interessanti. In tema di gratuitĆ  ho scoperto che ĆØ davvero uno strumento di conversione, sopratutto in termini di valore che riusciamo a passare alla nostra nicchia.
Ho iniziato con quattro Zoom Meeting gratuiti dedicati alla comunicazione digitale, alla coerenza visiva, all’autenticitĆ  e alle prospettive future sempre rispetto al post-covid. Contemporaneamente ho aperto una sezione Risorse Gratuite sul mio sito per accedere a un sacco di risorse, notizie sui miei corsi e contenuti di ispirazione dedicati alla crescita di un brand.Ā Nello stesso periodo ho avviato una serie di dirette su Instagram e su Youtube, una delle quali (il 10 aprile) ĆØ stata dedicata proprio al tema della gratuitĆ  e la trovate a questo link.
Durante la diretta ho parlato di un libro che ha come tema centrale proprio l’erogazione di servizi gratuiti, si intitola FREE (in vendita qui su Amazon) e prende spunto dal caso studio di Google per parlare di gratuitĆ . Google eroga continuamente servizi gratuiti (pensate alla suite di strumenti per modificare i file di Office) e rimane in testa alla classifica delle aziende più fruttifere del mondo.

[Ho parlato del libro nella live e ho giĆ  dato il mio parere: molto tecnico e a tratti anche noioso, ma ricco di spunti interessanti sul tema del pricing (ovvero il procedimento con cui l’impresa o il venditore giungono a fissare il prezzo di vendita di un loro prodotto utilizzando procedure contabili o d’altro tipo).]

ƈ molto importante comprendere che le attivitƠ gratuite possono essere incluse nel piano marketing di tutti i business. In modo particolare per quelli che fanno prodotto ci sono un sacco possibilitƠ di applicazione efficace (parliamone in consulenza se questa idea vi attira).

Tornando al mio esperimento, quindi, per quale ragione un’azienda oppure un professionista dovrebbero spingere sulla gratuitĆ  e fare dei test?

Il primo risultato che ho ottenuto ĆØ stata la fidelizzazione di una fetta di community che fino al quel momento era stata silenziosa e che aveva manifestato l’esigenza di attivitĆ  più esclusive e riservate (penso agli Zoom Meeting, ad esempio). Questo obiettivo ĆØ molto importante da raggiungere, anzi, direi che ĆØ il primo obiettivo che il digital marketing ci permette di conseguire se utilizzato in modo corretto.
Il secondo obiettivo, più spiccatamente di marketing, era quello di acquisire iscrizioni al mio corso sul digital marketing di maggio (registrazioni aperte qui) attraverso post e contenuti organici, ovvero, senza sponsorizzazioni o campagne. Volevo essere sicura di aver trasmesso le mie competenze attraverso i free webinar, le risorse sul sito e le live sui social in modo da raggiungere un numero buono di registrazioni al corso di maggio.
Ebbene, il tasso di conversione raggiunto ad oggi, sulla audience nuova (=acquisita tra marzo e aprile) ĆØ del 2%

Buono? Non Buono?

I tassi di conversione sono un tema importantissimo quando parliamo di marketing. Da quando faccio questo lavoro i valori di riferimento sono profondamente cambiati e le ragioni sono certamente da cercare nell’avvento del digitale. Tutte le teorie sulla verticalitĆ  della comunicazione, sul benchmark (lo studio dei competitor) e sul rapporto tra cliente e fornitore hanno contribuito a rivedere un po’ tutto il sistema.
Personalmente ho approfondito temi come il ROI (=ritorno sull’investimento) senza essere mai approdata ad un mio punto di vista definitivo perchĆ© si tratta di un argomento immenso, sopratutto adesso che esistono branche del marketing complesse come, per dirne una, l’influence marketing.
Quando ho iniziato, sul finire degli anni ’90, il tasso di conversione (detto anche Redemption) era fissato al 10%
Facciamo un esempio: nella distribuzione di 10.000 volantini potevamo calcolare che sicuramente 1.000 persone sarebbero state potenzialmente interessate agli articoli promossi sui flyer.

Raggiungere una conversione del 10% oggi ĆØ considerato un successone e infatti la percentuale di riferimento ĆØ scesa tra il 2% e il 5%

Ecco perché il mio risultato (se pensiamo alle iscrizioni al corso di maggio) si può considerare mediamente buono, sopratutto tenendo conto del fatto che era un primo esperimento supportato da attività gratuite. Se invece facessimo riferimento alla fidelizzazione della community posso dirmi molto soddisfatta perché riuscire ad entrare in contatto con la propria nicchia e instaurare conversazioni di valore è un obiettivo primario nella costruzione della brand identity.
Per concludere voglio rispondere alla domanda che apre questo articolo dicendo che SƬ, la gratuitĆ  ĆØ uno strumento di marketing potente ed efficace quando gli obiettivi sono chiari e raggiungibili; ci vuole strategia e visione per creare progetti proficui, l’improvvisazione non ĆØ mai una buona idea.
Vuoi studiare una strategia che includa gratuitĆ  per la tua attivitĆ ? Parliamone fissando il primo incontro conoscitivo gratuito via mail su paola@paolatoini.it
Vuoi approfondire i temi del digital marketing? Registrati al mio corso di maggio cliccando qui
Vuoi leggere il libro che ho consigliato? Ecco qui il link per acquistarlo su Amazon

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Coerenza visiva e Brand Identity: sei davvero riconoscibile?

paola toini brand identity

Come possiamo giocare con la coerenza visiva per essere riconoscibili?

Questo articolo ĆØ dedicato alla coerenza visiva, un alleato prezioso che ci consente di definirci e di essere identificabili in mezzo allo tsunami di brand che popola l’internet. Per questa ragione la personalitĆ  di un brand deve venire fuori dal sito, deve predominare nella comunicazione sui social, insomma, deve essere il tratto distintivo che ci permette di raggiungere il nostro cliente ideale.
Una comunicazione incoerente, blanda e non curata può fare danni assai peggiori di una non-comunicazione. Per esempio, una comunicazione trascurata dal punto di vista della visual identity può farci sembrare il fornitore ideale di un cliente che non vogliamo e che non appartiene alla fetta di audience che vogliamo raggiungere.
E allora che si fa? Ci si affida ad un professionista che ci aiuterĆ  a tirare fuori la nostra traccia stilistica e ad applicarla al momento giusto.
Definizione dal web
coerenza

/coĀ·eĀ·rĆØnĀ·za/
sostantivo femminile
  1. Intima connessione e interdipendenza di parti; part., in botanica e fisica, coesione.
  2. Costanza logica o affettiva nel pensiero e nelle azioni.
Origine
Dal lat.Ā cohaerentia, der. diĀ cohaerēreĀ ā€˜stare unito insieme’ •1585.

Ora applichiamo la definizione alla comunicazione e alla visual identity, praticare la coerenza visiva significa essere in grado di unirci con il nostro messaggio al punto di renderlo immagine, colore e grafiche.
Potrebbe sembrare un banale esercizio di stile e invece si rivela, e sempre di più si rivelerĆ , la forza vincente di un’attivitĆ  che vuole evolversi e sfruttare al massimo le potenzialitĆ  della comunicazione (on e off line).
Quindi, a cosa serve curare l’identitĆ  visiva e porre attenzione a questo elemento? Applicare la coerenza visiva significa trovare la propria modalitĆ  di utilizzare uno strumento VISIVO per raggiungere il cliente IDEALE! Ricorda che un personal branding studiato e coerente ha il potere di attirare, coinvolgere e costringere il tuo cliente ideale verso di te. Se la visual identity ĆØ curata arriverai esattamente a chi sta cercando proprio il tuo brand come soluzione.
Che si tratti di un brand oppure di un consulente il valore della coerenza visiva ĆØ lo stesso e fa parte anche delle piccole cose, dei dettagli che possono sembrare, lo ripeto, esercizi di stile e che in realtĆ  non lo sono.
Qualche esempio? L’immagine di profilo dei social ĆØ visual identity, la testata del profilo di LinkedIn ĆØ visual identity e anche le icone degli album in evidenza su Instagram vanno gestire con coerenza visiva.

Color psychology

Ultimamente si fa un gran parlare della psicologia del colore che in realtĆ  viene studiata da anni, basti pensare alla storia del colore nella moda, ad esempio. Ora si tende a suddividere in stagioni anche le identitĆ  visive dei brand:

  • SUMMER ĆØ delicato, leggero, frizzante e calmo
  • AUTUMN ha molta personalitĆ , ĆØ informale, sopra le righe, appassionato e rustico
  • WINTER ĆØ lusso, esperienza, tecnico, geometrico
  • SPRING ĆØ colore abbinato al bianco, ĆØ prodotto, ĆØ ispirazione

Attenzione a non farsi imbrigliare da queste definizioni, la coerenza visiva ci permette di essere più liberi e veloci nella gestione di alcune scelte e nessun brand è completamente Summer o Winter, un buon professionista saprà guidarci anche in queste scelte.
Un professionista riuscirĆ  a tradurre in colore e in immagine la mission e la vision del nostro brand; in questo modo la nostra comunicazione e tutti i contenuti che andremo a produrre (anche in autonomia) saranno coerenti tra loro e contribuiranno a renderci riconoscibili.
E quali sono gli elementi della visual identity che vanno declinati a seconda della nostra coerenza visiva?

  • logo
  • palette colore
  • font
  • grafiche di base per i social
  • immagini/fotografie

Lo abbiamo capito, il focus ĆØ sulla riconoscibilitĆ . Dobbiamo alimentare l’attitudine ad essere riconoscibili per fare in modo che il nostro contenuto spicchi in mezzo a tutti gli altri e magnetizzi l’attenzione del nostro cliente ideale. Un visual poco coerente e senza carattere attirerĆ  cliente poco coerenti e senza carattere, avete presente il classico “poche idee e molto confuse”?
Per evitare che questo accada e per indirizzare tutti i nostri sforzi verso una comunicazione coerente ed efficace, quindi, abbiamo la necessitĆ  di dedicare attenzione alla identitĆ  visiva.
Vi lascio il link ad un’intervista che ho fatto a Laura Calascibetta, una graphic designer con la quale ho chiacchierato proprio di visual identity

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Questo articolo vuole essere il punto di partenza per alcune riflessioni importanti da fare prima di pensare ad un rebranding o alla digitalizzazione di un’attivitĆ ; ĆØ necessario riconoscere il valore di una visual identity curata e coerente sopratutto in termini di coinvolgimento del target ideale. Se vi restano dubbi o domande aspetto una mail a paola@paolatoini.itĀ 
 

Digital marketing: quali opportunitĆ  per il futuro?

futuro digital marketing paola toini

Il futuro ĆØ molto vicino, preparati in tempo

Ci siamo fermati, abbiamo riflettuto ed abbiamo vissuto (stiamo ancora vivendo per certi versi) attimi di infinita angoscia. ƈ davvero il momento di pensare al futuro? Di passare alla fase 2…
I mass media ci dicono di sì e così possiamo provare a pensare per coltivare dentro di noi la fiducia verso il futuro. Del resto, che sia per il nostro brand oppure per il brand di cui gestiamo la comunicazione, tutti sappiamo che nutrire la fame di un futuro florido è una delle principali motivazioni che spingono proprio le attività di comunicazione e marketing.
Fase 1 o fase 2 che dir si voglia, ĆØ arrivato il momento di guardare concretamente un pochino fuori dalla nostra finestra, ĆØ primavera e quindi ci sta una ventata di novitĆ .
Tieni d’occhio ciò che ĆØ di tendenza: assicurati di cercare i trend popolari che emergono sui social media e in tutto il mondo. Tuttavia, ricorda che ĆØ essenziale scegliere solo i trend in linea con il messaggio chiave generale del tuo brand, per mantenere l’interesse e risuonare con il tuo target!
Vediamo insieme quali sono i possibili spunti di tendenza a cui lavorare da oggi stesso.

Podcast

Il podcasting ĆØ un’attivitĆ  non recente, da anni se ne parla ed ĆØ un fenomeno che a certi livelli ha preso piede. Rimane un sottobosco di wannabe che, appunto, per il loro futuro vorrebbero e non si concedono il diritto di lanciarsi, ecco in otto passi come sviluppare il proprio programma di podcasting:

  1. scegli un argomento, un tema, un topic
  2. scegli un format (speech, interviste, episodi ecc…)
  3. crea le grafiche
  4. scegli la musica di intro e di outro
  5. seleziona l’attrezzatura di cui hai bisogno
  6. registra e monta il tuo file audio
  7. esegui l’upload sulla piattaforma che preferisci (oppure sul tuo blog, nella newsletter)
  8. sviluppa una strategia e promuovi questo contenuto

Questi sono i passaggi fondamentali che, chiunque voglia fare un buon lavoro e promuoversi attraverso il podcast, deve tenere in considerazione; l’obiettivo finale sarĆ  la guida che ci accompagnerĆ  negli 8 step e che ci permetterĆ  di creare qualcosa di unico!
A questo proposito, ho intervistato un vero professionista della voce, Marco De Domenico, che ci ha svelato un po’ dei suoi segreti e ci ha dato molti consigli, trovi l’intervista qui.

LinkedIn

Uh, sai che novitĆ ! Ti vedo mentre dici cosƬ. Invece ti invito a guardare LinkedIn in modo nuovo per il futuro, come una fonte enorme di collegamenti e opportunitĆ  per il lavoro. ƈ lo spazio ideale in cui passare dal “io io io” al “noi noi noi” in questo momento in cui, per molti, il lavoro ĆØ fermo e quindi possiamo prendere la palla al balzo per sviluppare collaborazioni interessanti e bizzarre.
Fino a metĆ  del 2019 LinkedIn era un po’ snob, riservato ai pro che avevano bisogno di sentirsi al centro dell’attenzione. Ammettiamolo, c’era anche un po’ di soggezione da parte di noi piccolini quando avevamo un post o un articolo da condividere. Poi ĆØ successo qualcosa e oggi c’ĆØ la possibilitĆ  di condividere e di dialogare con persone disposte a scambiare con noi le loro informazioni. In questo tempo sospeso e ricco di nuove prospettive per il futuro LinkedIn potrebbe essere una fonte piena di occasioni.

Pinterest

Ho inserito Pinterest in questo elenco per due motivi precisi.
Il primo riguarda la natura di Pinterest che ĆØ il social network della ricerca, della ispirazione, all’interno del quale naviga chi non ha ancora deciso. Su Pinterest cerchiamo idee e questo momento storico ĆØ caratterizzato proprio da questo.
Con la maggior parte dei negozi chiusi e le possibilitĆ  di fare shopping limitate, sempre più persone si rivolgono a Pinterest per cercare ispirazione e passare un po’ di tempo. In effetti,Ā Pinterest ha registrato livelli record di traffico nelle ultime settimane, con molte più persone alla ricerca di consigli per allestire il proprio ufficio a casa, passare il tempo con i figli e prendersi cura di se stessi tra durante il lockdown per COVID-19.
Il secondo motivo per cui ho inserito Pinterest in un articolo che parla di futuro ĆØ che su Pinterest c’ĆØ spazio! Quante volte mi ĆØ capitato in consulenza di dire a qualcuno che il mercato su Instagram ĆØ saturo e che ci vuole la forza di provare altre strade… ne avevo parlato anche qui.
In questo momento posizionarsi su Pinterest, che ĆØ una piattaforma leggera, meno forzata e un po’ anarchica dal punto di vista delle regole e dei linguaggi ĆØ un’ottima idea, una grande opportunitĆ  per il futuro del digital marketing. Se vuoi approfondire questo tema puoi contattarmi su paola@paolatoini.it e insieme creeremo una strategia per te che includa Pinterest.

Presenza

Lo abbiamo detto e ripetuto più volte in queste settimane: è arrivato il momento di metterci la faccia e di fare la differenza. Il futuro non concederà nessuno spazio agli indecisi, a chi cercherà di campare di rendita senza dire la sua e senza posizionarsi in una precisa fetta di mercato.
Bisogna esserci, esprimersi e comunicare i propri valori, il proprio credo. Se parliamo di sito web, ad esempio, la pagina Manifesto è diventata quanto meno necessaria perché è lì che esprimiamo a chiare lettere chi siamo, professionalmente parlando.
Metterci la faccia significa anche avere il coraggio di creare contenuti che piacciano al nostro cliente ideale e andare verso di lui, coinvolgerlo e spiegargli di persona perché noi siamo la soluzione ideale alla sua esigenza. Raccontare, ad esempio, la ricerca che sta dietro la materia prima oppure la passione che alimenta la nostra professione è possibile solo con la presenza, essendoci.
E per chi non ama farsi fotografare c’ĆØ sempre la possibilitĆ  di studiare una strategia di visual identity ancora più personale, una bella sfida per chi fa il mio mestiere e per un fotografo che contribuirĆ  alla creazione di questa strategia.
Ho parlato di questo con Carlotta Favaron, che ĆØ la mia fotografa, in questo video che ti invito a vedere e a recensire.
Questi quattro elementi sono fondamentali per te se vuoi che il futuro del tuo business sia sempre più vicino al tuo cliente ideale e quindi alla conversione, se hai dubbi o domande scrivimi una mail su paola@paolatoini.it oppure sui miei canali social.

paola toini futuro
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Telegram: sette motivi per cui dovresti aprire il tuo canale

telegram paola toini

Il canale Telegram ĆØ uno strumento super efficace, scopriamo sette ragioni per cui dovresti aprire subito il tuo canale

1. ƈ gratis
E questo non ĆØ un aspetto da sottovalutare oggi perchĆ© la portata organica di un social network “classico” ormai ĆØ più bassa del 5% e quindi siamo praticamente obbligati ad investire in Ads. Su Telegram, se lavoriamo bene, ci assicuriamo una buona redemption praticamente gratis.
2. Portata organica pari al 100%
Ormai lo sanno anche i sassi, un post pubblicato su un social network (Facebook, LinkedIn, Instagram) sarĆ  visto si e no dal 5% delle persone che ci seguono. Su Telegram, invece, il 100% degli iscritti al nostro canale riceverĆ  la notifica del nostro messaggio e questo ci garantisce di arrivare a tutti. Ovviamente significa anche impegnarsi ad essere interessanti, ma questa ĆØ un’altra storia…
3. Aumenta il senso di Community
Community potrebbe essere la keyword del 2020 da un certo punto di vista (qui ho parlato dei trend del 2020). Fidelizzare la audience e riuscire a convertirla in clientela che acquista è un obiettivo che possiamo raggiungere, ad esempio, se lavoriamo bene con la nostra community. Telegram ci permette di interagire con il nostro pubblico di rifermento senza essere invadenti o pressanti, ergo, la audience ci segue più volentieri e aspetta i nostri contenuti.
4. Sei il King del tuo castello
Su Telegram sei sul Tuo canale e non ci sono regole estetiche che limitano la tua creatività oppure che ti obbligano a conformarti a qualcosa che non risuona con te. Visivamente sei su una chat e questo è un grande vantaggio in termini di visual perché le regole le fa tu, comandi tu!
5. Hai tutti gli strumenti che vuoi
Ormai Telegram ha integrato tutti gli strumenti che ti permettono di interagire con il pubblico, ti consente di pubblicare video, note vocali (figo eh?), sondaggi e link che non vengono limitati dall’algoritmo. Davvero un grande vantaggio per te e per gli iscritti al tuo canale perchĆ© la comunicazione tra Te e Loro ĆØ verticale, nessuno si mette nel mezzo. In questo senso si dice che Telegram ĆØ un canale proprietario, ovvero, ciò che viene pubblicato arriva al mittente senza filtri (=algoritmi di mezzo).
6. ƈ un’alternativa REALE alla newsletter
La newsletter ĆØ tra gli strumenti di digital marketing che manda più in crisi le persone. Tutti riceviamo newsletter che sembrano un romanzo di Tolkien. Avvincente, sƬ. Intrigante, sƬ. Eppure anche irraggiungibile per la stragrande maggioranza dei brand e dei liberi professionisti che, non hanno la stessa abilitĆ  di scrittura di Tolkien. E allora cosa possiamo fare? Possiamo iniziare a sentirci “abbastanza” anche se la nostra newsletter viene corta e poi possiamo invitare il nostro pubblico ad iscriversi al nostro canale Telegram. Una delle migliori strategie ĆØ quella di creare un giorno alla settimana per la pubblicazione dei nostri contenuti (hai presente i miei link interessanti del sabato?) perchĆ© gli iscritti aspetteranno l’appuntamento consapevoli del fatto che sarĆ  easy e leggibile.
7. Lo puoi gestire da desktop
Sì, lo so. Anche Whatsapp si può gestire da desktop, solo che è meno professionale, è uno strumento casalingo e tipico della comunicazione tra privati. È vero che esistono le liste broadcast che, tuttavia, non reggono il confronto con un canale Telegram curato. Scrivere da desktop, confessiamolo, è molto comodo e ci consente anche di scrivere il testo su Word e copia/incollarlo successivamente sul nostro canale.
• BONUS! Puoi programmare •
Eh si, un social network, un canale di comunicazione con una audience, acquista un valore aggiunto nel momento in cui diventa possibile programmare le pubblicazioni. Lo sappiamo tutti. E anche Telegram contempla questa opportunitĆ  che ĆØ applicabile anche da desktop e con due semplicissimi passaggi.
– entro nel mio canale
– digito il testo
– tengo premuto il tasto invio e… programmo data e ora di pubblicazione.
Guarda il mio tutorial qui šŸ‘‡šŸ¼šŸ‘‡šŸ¼

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Spero di essere stata esaustiva e di averti convinto ad aprire il tuo canale, se hai dubbi o hai bisogno di chiarimenti lascia un commento oppure scrivi una mail a paola@paolatoini.it sarò felice di risponderti.