Ho creato il mio Lab

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Cosa succederĆ  nel mio Lab

Nel 2014 ho partecipato ad un corso, a Milano, che si svolgeva in coworking. Uno spazio creato all’interno di un palazzo, in cui freelance di diversi settori hanno la possibilitĆ  di affittare una scrivania per lavorare e fare networking.
Rimasi folgorata e giurai a me stessa che anche io avrei avuto, prima o poi, uno spazio così. Negli anni ho partecipato ad un corso di management per aprire un coworking, ho stilato (e poi cestinato) business plan e mi sono messa spesso alla ricerca di un posto, un luogo fisico in cui far partire questa attività.
Come spesso accade, la soluzione ce l’hai a portata di mano e non lo sai finchĆ© accade qualcosa che ti fa aprire gli occhi. Vi evito la cronistoria nel dettaglio e corro dritta al punto, i corsi saranno nel mio spazio di formazione, a casa, e ci saranno anche alcune occasioni per lavorare insieme, condividere la scrivania anche la linea wi-fi.
Il concetto di Lab (laboratorio) si sposa bene con quello di sperimentazione, di nascita, di scoperta e di magia. Mi piace pensare ad una sorta di accademia. Avrei voluto chiamarla Accademia della Buona Comunicazione, ma nel mio Lab si parlerĆ  anche di molto altro. Si parlerĆ  alle persone e delle persone.
paola toini il mio lab
Ci sarĆ , sopratutto, formazione per liberi professionisti e proprietari di small business, che cercano corsi semplici e veloci. Workshop rapidi che possano dar loro la possibilitĆ  di imparare e subito mettere in pratica.
La community legata al mio Lab,Ā sarĆ  composta da persone con una visione simile che traggono ispirazione dalla frequentazione dello spazio e dei corsi che propone. Semplice, facile. Esseri umani, prima che professionisti, che potranno frequentare tutti gli spazi che vogliono, nessun vincolo e nessuna cricca.
Ho aggiornato il calendario (qui il link)Ā nel quale trovate tutti gli appuntamenti dei prossimi mesi. Ci sono eventi di diversa tipologia e altri verranno aggiunti man mano.
Ho rinnovato la mia collaborazione con Elena Colombo (www.ecimmagine.com) con la quale porteremo avanti il progetto di BeYounique (qui il link) e ci saranno collaborazioni con Elena Dossi (www.rinchiudetely.it), con Laura Baresi (www.laurabaresi.com) e altre ancora ne nasceranno. Ne sono sicura!
Al momento non posso mostrarvi fotografie pinnabili su Pinterest, perché siamo ancora in fase di working progress, in pratica un cantiere in casa. Posso però dirvi che comunicherà e parlerà anche lo spazio fisico, ho scelto di fare da me e di chiedere qualche consiglio ad un paio di persone che sanno trasformare in materia i miei pensieri.
Per informazioni e iscrizioni potete, per ora, scrivere a paola@paolatoini.laio.online perchĆ© stiamo giĆ  lavorando al nuovo sito dal qualeĀ potrete iscrivervi direttamente. Insomma, la sensazione ĆØ quella di diventare un po’ più grande ogni giorno con la speranza di fare bene sempre di più.

Buona comunicazione: facciamo il punto?

Parto della mia osservazione per analizzare la comunicazione ai tempi dei bot

Osservare ĆØ una delle attivitĆ  più interessanti, di qualsiasi cosa noi ci occupiamo, l’osservazione dovrebbe far parte della nostra quotidianitĆ . Lo dice sempre la miaĀ Coach “Se qualcosa ti perplime, fermati e osserva, dopo ti sarĆ  tutto (o quasi) più chiaro” e cosƬ ho fatto. L’oggetto del dibattito, lo avrete capito, ĆØ l’utilizzo dei bot nella buona comunicazione digitale. Visceralmente mi sale una rabbia che lascia perplessa anche me che, di solito, vivo e lascio vivere, eppure su questo elemento non ce la faccio. Allora ho fatto un passo indietro e ho osservato. Ho cercato dentro di me la ragione scatenante di questo fastidio cosƬ intenso ed ho scoperto un paio di cose interessanti che scelgo di condividere con voi, nella speranza di offrire un nuovo punto di vista.
1. Le vie facili non mi convincono.Ā Che ĆØ diverso dal cattolico senso del dover far fatica per ottenere un risultato. Significa che una fanbase ben costruita (e, attenzione, parlo di fanbase e non di community-qui si parla di business e non di cricche ristrette di amici/amiche che seguono il guru del momento) può portare ad ottimi risultati, in termini di buona comunicazione, solo se creata attraverso la conoscenza dei nostri servizi e/o la qualitĆ  dei nostri prodotti. Quindi, a mio parere, meglio spendere in paid advertising (campagne a pagamento) ben targettizzate, che gettare i soldi “a caso” per qualche like o follower in più assolutamente non in target.
2. Mi chiedo dove stia andando la buona comunicazione. Stiamo regalando ai robot la possibilitƠ di dialogare al posto nostro con i nostri clienti, di costruire un rapporto non- basato sulla user experience e, peggio, di crearceli (i clienti) anche se finti. PerchƩ? Per mostrare che abbiamo numeri alti forse? E cosa ce ne facciamo se, per esempio, siamo una realtƠ piccola che potrebbe invece spendere il tempo a migliorarsi a livello di servizi?
3. Credo che la popolaritĆ  dei social network vada rivista. ƈ importante avere i numeri su Instagram… perchĆ©? Voi mangiate numeri? Io mangio carote, lamponi o speck e maionese. Se domani Mark e compagnia bella staccassero la spina noi cosa faremmo? Saremmo in grado di co-mu-ni-ca-re con i nostri clienti? Sapremmo scrivere testi originali e creare un dialogo con i consumatori? Mi chiedo, di nuovo, non ĆØ che ce la stiamo raccontando e stiamo puntando tutto su un aspetto che non ĆØ quello principale? Se, invece di una campagna con i bot, mettessimo a budget un corso di formazione per il nostro staff sulla FelicitĆ  aziendale? Oppure un corso di team building? Non so, chiedo… mi chiedo, non ĆØ che stiamo guardando dalla parte sbagliata e stiamo solo cercando la via più facile per fare qualcosa che, di fatto, ĆØ molto difficile?
Vi assicuro, comunicare bene (la vecchia e cara Buona Comunicazione) ĆØ difficile. Scrivere testi pazzeschi ĆØ difficile. Creare una fanbase affezionata che ci ascolti, anche quando diamo cattive notizie, ĆØ difficile. Mica impossibile, difficile, nel senso che richiede impegno e testa. E non ĆØ possibile che tutto si riduca ad avere i numeri alti, proprio no. Poniamoci sempre nella condizione di saper comunicare, prima di tutto. Un buon copy non potrĆ  mai essere sostituito dai bot. Un’immagine scattata con cura idem. Una campagna (anche social) progettata e studiata nei minimi dettagli, pure. E, udite udite, un sito web ben indicizzato ĆØ l’unica via per vendere bene online, non ci sono vie d’uscita a questa realtĆ . Con i social soltanto non so vende, con un sito web ben fatto si. A meno che non si parli di nicchie di mercato ben definite che, comunque, trarrebbero giovamento da un e-commerce sviluppato come si deve.
Facendo la mia osservazione, osservando la mia personale rabbia, ho compreso che non ĆØ tanto l’utilizzo dei bot che mi disturba; o meglio, anche quello. Piuttosto, sono tutti questi aspetti che riguardano la buona comunicazione ad avere bisogno, secondo me, di essere rimessi al loro posto in ordine di prioritĆ . Ci stiamo perdendo. Io stessa, confesso, gongolo guardando il numero di followers crescere, poi però verifico quanti di questi sono clienti e allora capisco che il buon caro e vecchio passaparola, per ora, la fa ancora da padrone.
Quindi, fino a quando le date dei miei corsi non saranno sold out in un lampo grazie ai followers di Instagram, continuerò ad impegnarmi e ad aumentare le mie competenze in tema di buona comunicazione. Includendo certamente i social network e i siti web, perché ormai fanno parte a tutti gli effetti del mondo della comunicazione, ma non sono gli unici elementi su cui puntare.
Per fortuna c’ĆØ chi si sta svegliando in questo senso e sviluppa tools interessanti da questo punto di vista, come ad esempio i ragazzi di www.ninjalitics.com che hanno sviluppato uno strumento che permette di verificare la crescita di un account Instagram, analizzando nel dettaglio l’aumento e la perdita di followers. Le sorprese non mancano e io mi chiedo se, finalmente,Ā sia arrivato il momento che le aziende comprendano con chi lavorare e a chi affidare la loro comunicazione.

Questo ĆØ il quarto aspetto che ho potuto vedere ben chiaro osservando il mio fastidio. Io credo che i miei 20 anni di esperienza (e sono pochi…) non si possano mettere in discussione (se volete approfondire potete qualcosa su di me a questo link), eppure, ci sono professionisti di vario genere che decidono di fare il mio lavoro e pompano a suon di bot i loro account, in modo da risultare più “credibili” nei confronti delle aziende. In questo modo i profili con pochi followers diventano segno di poca esperienza e poche competenze, mentre i profili con i numeri alti diventano automaticamente sinonimo di professionalitĆ .
Ecco, la buona comunicazione non ĆØ misurabile attraverso questi parametri.
I numeri contano? Si certo, ma non sono tutto.
La community conta? Si certo, ma non ĆØ tutto.
Conta il saper comunicare bene, conta la capacitĆ  di far proprio l’obiettivo di un cliente per studiare una strategia comunicativa, se parliamo di chi sceglie la mia professione. E lo stesso vale per tutti. Prima di gonfiare i numeri su Instagram, verifichiamo la qualitĆ  dei nostri prodotti/servizi e verifichiamo se la nostra presenza online ĆØ ben strutturata. Abbiamo un sito web adeguato? Stiamo comunicando nel modo più efficace? Fatte queste verifiche, vedremo certamente i numeri (e auspicabilmente anche il fatturato) aumentare.
Ora, lungi da me il passare per la Flintstone della situazione, tutt’altro. Solo che credo sia giunto il momento di fare ordine e di ridare importanza agli aspetti che realmente sono prioritari quando di parla di buona comunicazione. Mi rendo conto, ad esempio, che per una grande azienda la possibilitĆ  di fare customer service attraverso un bot sia un buon metodo di risparmiare, quindi evito di condannare a priori, dopodichĆ© cerco di creare una serie di riflessioni per migliorare la qualitĆ  della comunicazione per me e per i miei clienti.
Se avete opinioni diverse, il dibattito ĆØ aperto e io sono qui ad aspettare i vostri commenti. Fatemi sapere se avete trovato utile questo articolo!

2 parole sul Personal Branding di Madonna

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Quali consigli possiamo ricavare, per il nostro Personal Branding, studiando la carriera di Madonna?

Premessa importante: nessuno prenderĆ  in considerazione la sua musica, le sue scelte personali e quant’altro, analizzeremo solamente la sua carriera in tema di Personal Branding, come se fosse il CEO di una qualsiasi multinazionale di successo. Si, perchĆ© comunque la si pensi sui suoi prodotti, il suo resta un successo, dal 1983, con alti e bassi come ogni azienda e il suo brand ĆØ stato di ispirazione per molti.
Il 16 agosto Madonna (la cantante) ha compiuto sessant’anni e io, da fan sfegatata quale sono, ho iniziato a sfogliare i due quaderni interamente dedicati a lei che conservo e aggiorno da quando ho 9 anni. Mentre davo uno sguardo qua e lĆ  ho iniziato a pensare che in effetti ha molto da insegnare. La gestione del suo Personal Branding può fare scuola e si possono fare alcune considerazioni utili per qualsiasi professionista.
In particolare, ho evidenziato tre elementi fondamentali per il Personal Branding che sono presenti nella sua carriera, eccoli.
1. Visione.
MadonnaĀ si sentivaĀ che avrebbe sfondato, sapeva esattamente dove voleva arrivare. Probabilmente non conosceva tutti i passi che avrebbe compiuto, eppure aveva la percezione di quello che sarebbe accaduto nel futuro. Non so se l’abbia fatto consciamente o inconsciamente, ma comunque ha utilizzato la tecnica (molto efficace) della visualizzazione. Di cui vi parlerò tra qualche settimana. Per un buon progetto di Personal Branding ĆØ fondamentale avere una visione, basta chiedersi “Come mi vedo tra dieci anni?” e pian piano i nostri passi si dirigeranno sulla strada esatta che porta a quel risultato.
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2. Competenze
Gli elementi che spingono alla nascita di un brand e, di conseguenza, allo studio del suo Personal Branding sono molteplici. Istinto, intuizioni, talenti… e tutto questo deve essere sempre supportato dallo studio e dalle competenze. Madonna si era preparata prima, aveva studiato danza e canto ed ha proseguito durante tutta la sua carriera a studiare gli strumenti e a lasciarsi incuriosire da quella che ĆØ la sua categoria di appartenenza, la musica. Studio, competenze e curiositĆ  non devono mai mancare. Fare formazione continua aiuta anche a meglio dirigere il nostro business verso ciò che ci piace di più e a renderci conto delle nostre eventuali lacune.

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3. Comunicazione Liquida
Il Personal Branding di Madonna insegna la necessitĆ  di essere liquidi, l’importanza di mantenere fede ai valori e alle motivazioni che portano avanti il nostro business, pur attraversando i trend e le mode. Di più, essere liquidi come Madonna, significa anche riuscire a dettare legge in termini di mode (pensate ad esempio all’espetto fashion del suo Personal Branding) rimanendo sempre sĆ© stessi.
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La comunicazione liquida ĆØ un concetto relativamente nuovo, un’idea che ĆØ sempre stata nell’aria ma che si faticava a portare avanti perchĆ© le aziende erano, giustamente, molto legate al loro logo e anche ai colori aziendali. Oggi per alcuni tipi di business questo atteggiamento ĆØ tollerato e, anzi, ĆØ portato avanti con entusiasmo.
Questo terzo elemento ci aiuta a dare il giusto peso e la corretta importanza agli aspetti che ruotano intorno alla comunicazione di un’attivitĆ ; anche a livello di tempistiche. Chiediamoci, quanto tempo debbo impiegare per pubblicare il mio sito? E il logo? Ciò non toglie importanza, attenzione. Significa solo prendere decisioni e fare scelte in un’ottica, io credo, decisamente più serena. Il Personal Branding di Madonna, da questo punto di vista ĆØ perfetto. Camaleontica e fedelissima a sĆ© stessa nel medesimo tempo
Queste erano alcune considerazioni che riguardano il Personal Branding di un’artista che considiamo un’azienda tipo e dalla quale possiamo imparare molto. Spero vi possano essere utili e aspetto i vostri commenti e le vostre considerazioni.
A proposito di Personal Branding, a fine settembre ci sarĆ  un’edizione di BeYounique, il corso che tengo insieme ad Elena Colombo (conoscetela qui) e che tratta di tutto ciò che ruota intorno a questo argomento; se volete saperne di più, trovate tutte le info a questo link.

Come ho sviluppato il mio profilo su Instagram

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Sei mesi di impegno su Instagram mi hanno portato a questi risultati.

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Volete sapere cosa può succedere impegnandosi su Instagram per sei mesi?

Da sempre sono una fan dell’esperienza. Con l’esperienza abbiamo la possibilitĆ  di essere più efficaci quando consigliamo qualcosa ad un amico oppure ad un cliente che si rivolge a noi. In questo caso avevo bisogno di fare una prova reale, sul mio profilo, per comprendere al meglio alcune dinamiche che riguardano Instagram.
Dal 2 di febbraio ho iniziato a postare due o tre fotografie al giorno, seguendo un tema visivo a tre colonne: una per i selfie, una per i flatlay e una per le quotes. Inizialmente è stato difficile, sopratutto reperire fotografie che mi piacessero, dopodiché è diventato sempre più semplice e ho potuto dedicarmi anche alla stesura di un piano editoriale che portasse i followers alle notizie che interessavano a me.
L’esperimento su Instagram ĆØ andato molto bene, sono passata da 280 a 800 followers reali in maniera totalmente organica e mi sono fatta un bagagli di esperienza in prima persona che mi ha consentito di scrivere questi tre consigli, che mi auguro siano utili per tutti.

EccoĀ i miei 3 consigli utili per voi.
1. chiedetevi ā€œDi cosa voglio parlare?ā€
2. scegliete un tema che vi regali libertĆ 
3. affidatevi anche ad un buon fotografo

Il primo ĆØ un consiglio analogico al 100% che vi invita a prendere carta e penna e a rispondere a questa semplice domanda “Di cosa voglio parlare sul mio account Instagram?” cosƬ facendo sarete in grado di capire se procedere con un tema visivo di soli panorami, oppure di soli selfie oppure, come ĆØ successo a me, comprendere che avevo bisogno di un tema a tre colonne. Anche in questo caso, la parola chiave ĆØ: consapevolezza. A questo proposito potete leggere il mio approfondimento a questo link.
Secondo consiglio, scegliete un tema di Instagram che non vi rinchiuda e che vi regali molta libertĆ  di espressione. Anche se deciderete di scegliere un colore, ad esempio, fate in modo che quel colore sia presente in ogni fotografia senza soffocare tutta la gallery. State rappresentando voi stessi e quindi fate attenzione anche ai dettagli.
Infine, anche se siete maestri di selfie, potrĆ  accadere che abbiate bisogno di una determinata inquadratura per esprimere un concetto su Instagram e quindi affidatevi anche ad un fotografo. Meglio ancora se un fotografo giĆ  esperto dal punto di vista del branding e del personal branding. Io personalmente ho collaborato con tre fotografe prima di approdare alla persona giusta per me, quindi non arrendetevi se al primo colpo non dovesse andare come desiderate.
Per tutto il resto vi invito a vedere questo mio primo video, anch’esso un esperimento che mi haĀ ricordato che ci vuole impegno e una vision generale prima di iniziare ogni progetto.
Fatemi sapere cosa ne pensate šŸ˜‰ ah, ecco il link al mio profilo Instagram.

Definisci il tuo chi, ovvero il tuo target!

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Quando stiamo creando la nostra strategia di comunicazione, sia essa digitale o non, dobbiamo partire dalla definizione del Chi, ovvero del target, l’insieme delle persone a cui scegliamo di rivolgerci.

Avere un target definito ĆØ probabilmente l’aspetto più importante perĀ un’attivitĆ . Personalmente, penso che sia più importante cheĀ mettersi sul mercatoĀ con prezzi bassi, prodotti/servizi infiniti e persino unĀ logoĀ fighissimo.
Un freelance, un’attivitĆ ,Ā definiscono ilĀ loro target come un gruppo specifico di consumatori a cui proporreĀ i suoi prodotti e servizi. Quindi,Ā in sostanza il target ĆØ il protagonista di tutto il film e il brand ĆØ il miglior attore non-protagonista.
Ecco tre piccoli e grandi errori nei quali possiamo cadere.
1. Dimentichiamo di definireĀ ilĀ pubblico di riferimento
Se non sappiamo a chi stiamo vendendo, come possiamo creare un prodotto che le persone possano volere? Come possiamo fare, di conseguenza, una valutazione oggettiva della nostra idea di business? Come possiamo scrivere una sinfonia che risuoni con questo pubblico specifico? Definire la fascia di mercato a cui dobbiamo rivolgerci, risponderà a molte delle domande più importanti sulla nostra attività. Non solo, il tempo dedicato ad elencare le esigenze e le abitudini del nostro target, migliorerà istantaneamente il nostro business e le nostre strategie.
2.Ā Pensiamo sempre di rientrare nel nostro target
Mentre molti freelance hanno ragione di basare il proprio mercato di riferimento sulla propria personalità, eppure ho avuto anche diversi clienti che non facevano parte del loro target. Ad esempio, alcuni titolari di aziende ammettono di non potersi permettere i loro stessi servizi/prodotti, e questo è assolutamente possibile. Finché il nostro mercato di riferimento si sente coinvolto da noi e dalla nostra attività, non dobbiamo necessariamente fare marketing con persone che ci somiglino per abitudini e stile di vita.
3.Ā Dimentichiamo di allineareĀ le strategie al target
Parte del motivo per cui i miei clienti iniziano a definire o perfezionare il loroĀ targetĀ ĆØ perchĆ© voglio che entrambi (io e loro) comprendiamo le esigenzeĀ delle persone a cui ciĀ stiamo per rivolgere. Ciò che intendo ĆØ cheĀ dobbiamo pensare esattamente a chiĀ riceverĆ  tutti iĀ nostri messaggi, i post sui social media, i contenuti del blog, le newsletter, le conversazioni in rete…
SuccessivamenteĀ dobbiamo creareĀ strategie di marketing attorno a quel preciso gruppo di persone.
Facciamo unĀ esempio: il mercato di riferimento di un personal trainer sono le mamme che vogliono allenarsi in casa. Dobbiamo pensareĀ alleĀ loro frustrazioni e aiĀ loro desideri ogni volta che pubblichiamo qualcosa sui social media. Invece di dire “allenamenti facili e veloci da casa”,Ā possiamoĀ dire “allenamenti rapidi e facili durante la nanna”.
In questo modo avremo immediatamenteĀ realizzato una connessione migliore con ilĀ target di riferimento, facendo sapere alle mamme cheĀ capiamo la loro vita e cheĀ abbiamo creato ilĀ nostro prodotto o servizio pensando proprio a loro.

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Il primo passo verso questa nuova e facile modalitĆ  di lavoro ĆØ la consapevolezza, sulla quale ho giĆ  scritto un articolo che vi invito a leggere, a questo link.
Un’altra opportunitĆ  che avete ancora per pochi giorni, ĆØ quella di iscrivervi a Be YoUnique: una giornata dedicata al tuo personal branding cliccate qui per registrarvi, ci sono ancora due posti.
Evitare questi piccoli e grandi errori ci aiuterĆ  a migliorare da subito le nostre strategie, aspetto un vostro feedback e vi ricordo che sono disponibile per una consulenza, anche relativamente allo studio del vostro target.

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Consapevolezza, la prima tappa verso un personal branding forte

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Oggi vi svelo un trucco e non si tratta della App del momento oppure di un planning fighissimo, volete sapere qual ĆØ? La consapevolezza.

La scorsa settimana mi sono trovata, per ragioni personali eĀ di un paio di clienti, a riflettere su quanta consapevolezza ci voglia per portare avanti un progetto di freelancing (o di micro impresa) in un periodo come il nostro, nel quale la fuffa ĆØ davvero tanta.
Il primo sentore di questa veritĆ  l’ho avuto quando hoĀ scritto un articolo che parlasse di me e del mio mestiere (lo trovate cliccando qui) perchĆ© avevo l’impressione che ci fosse molta confusione in merito. Fermarsi un attimo e chiedersi “Io cosa so fare? Qual ĆØ il mio mestiere?” non ĆØ mai cosa da poco perchĆ© crea uno stacco tra un prima e un dopo. E la differenza la fa proprio la consapevolezza.
Successivamente mi sono trovata a discutere con due miei clienti (e una potenziale) della loro delusione nei confronti dei professionisti a cui si erano rivolti prima di me. In prima battuta volevo rifiutarmi di lavorare con questa partenza, perché sono contraria allo sputtanamento (si può dire sputtanamento sul mio blog?) dei competitors, o di chiunque abbia collaborato prima di me con un cliente.
Poi ho compreso che poteva essere l’occasione giusta per mettere in evidenza un concetto fondamentale per la comunicazione di un freelance (o di una micro impresa). Ci vuole innanzitutto una dose massiccia di consapevolezza, dobbiamo sapere chi siamo,Ā in che cosa siamo specializzati e, udite udite, dobbiamo conoscere il nostro target!
Sembrano banalitĆ , eppure mi rendo conto che io stessa cado qualche volta nell’errore che mi porta a fidarmi troppo del bla-bla altrui e poco della mia consapevolezza. Qualunque professionista che si occupa di noi, per qualsiasi servizio, ha bisogno della nostra consapevolezza, di richieste chiare e, ahimĆØ, non ĆØ mica sempre detto che rivolgersi allaĀ crĆØme de la crĆØme significhi arrivare ad un risultato super.
Volete che vi faccia il solito esempio terra-terra didascalico vero?
ƈ il mio forte, lo so.

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Prendiamo ad esempio la parrucchiera, vi siete mai chiesti perchĆ© spesso noi usciamo dal salone con un risultato che non ĆØ proprio quello che speravamo? Siamo sicuri che sia sempre colpa della persona a cui ci siamo rivolti? Alcune valutazioni potrebbero riguardare la nostraĀ spiegazione, oppure il nostro tipo di capello, chiediamoci… siamo consapevoli della reale possibilitĆ  di avereĀ quel taglio/colore? Sappiamo per certo che la nostra parrucchiera sia in grado o meno di soddisfare la nostra richiesta?
Questo esempio, seppur banale, riesce a chiarire velocemente cosa intendo con consapevolezza, in modo particolare se siamo freelance o proprietari di una micro impresa.Ā In questo casoĀ dobbiamo avere le idee chiare in merito al nostro business perchĆ©, nella maggior parte dei casi, non saremo clienti standard per un’agenzia di comunicazione oppure per un consulente (come me).
Avremo bisogno di uno studio dettagliato del settore, del target, dei valori e delle unicità dei nostri servizi. Siamo noi a dover essere consapevoli di questi aspetti, non è un compito dei consulenti ai quali affidiamo la nostra Comunicazione; questo perché loro avranno già il compito arduo di accompagnarci lungo il percorso che porta, appunto, alla consapevolezza. Affidarsi ad un consulente ha costi più alti (ma mica sempre) perché, in primis, è necessario farsi forza di alcuni aspetti fondamentali dopodiché si può passare alle strategie e alle sponsorizzazioni a pagamento, per fare un esempio.
Essere freelance significa avere una consapevolezza estrema di se stessi.
Ci avete mai pensato? Io, ovviamente, sono qui anche per questo šŸ˜‰

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La soluzione c’ĆØ e si chiama Be YoUnique, un corso di una giornata, pensato e studiatoĀ gettare o consolidare le basi del nostro Personal Branding. Un tuffo leggero e praticissimo nella consapevolezza del proprio business, ed ĆØ anche in early book a 119€ fino al 12 aprile.
Sono sicura che a fine giornata saremo tutti (me compresa) più consapevoli e più pronti a raggiungere obiettivi coerenti e in linea con il nostro business.
Potete iscrivervi cliccando quiĀ ????????
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Be YoUnique: giornata dedicata al tuo Personal Branding

BeYoUnique aprile 2018

Be YoUnique

Da tantissimo tempo ho questo format in testa (vi ricordate il mio post?) e mi mancava sempre un tassello per completare il puzzle, volevo renderlo completo e molto pratico, appiccicato alla realtà quotidiana. Volevo che potesse dare risposta ai mille dubbi che un freelance può avere in fatto di Personal Branding, Stile e tema grafico.
UnĀ paio di mesi fa ho trovato l’elemento giusto: mettere insieme il Personal Branding, ovvero qualcosa che sa di business, con l’Immagine, il fashion… ed ĆØ nato cosƬ Be YoUnique, in collaborazione con Elena Colombo diĀ www.ecimmagine.com
ā–¶ Cos’ĆØ il personal branding? Come posso avere uno stile grafico ed estetico che mi rappresenti? Quali metodi posso applicare per trasmettere la mia Vision sui social network?
Il 19 aprile risponderemo a tutte queste domande, lasciando una serie di trucchi e suggerimenti per diventare davvero unici; all’interno di una rete sempre più standardizzata verso modelli estetici che non possono essere validi per tutti, trovare il proprio stile diventa una chiave per differenziarsi e stare sempre meglio nei propri panni.
Questo corso ĆØ dedicato ai freelance e ai proprietari di attivitĆ  appartenenti alla PMI.
Location: Le spezie Gentili
Trainer: Paola ToiniĀ  e Elena Colombo

Argomenti: Personal Branding, Comunicazione, Social Network (Instagram, Pinterest e Facebook), Immagine, Stile e Tema visivo/estetico
Ā 
La mattinata sarà condotta da me. Parlerò della coerenza visiva nel Personal Branding e di come trasportare questo importante elemento nella Comunicazione e sui Social Network (il famoso tema di Instagram).
Ā 
Dopo una pausa pranzo instagrammabile ???? Elena parlerĆ  di stile, di abbigliamento e di Immagine come strumento di Personal Branding, ci guiderĆ  alla scoperta dei diversi stili per meglio comprendere quale sia il nostro e come arricchirlo con autenticitĆ .
Ā 
In finale di giornata applicheremo tutti i consigli creando il primo post di Instagram in perfetto stile Be YoUnique.

Costo: early bird entro 12 aprile 119€ successivamente 129€
(due coffee break e un pranzo instagrammabili* inclusi)
*sarà tutto social e avrete la possibilità di mettere presto in pratica i consigli relativi al famoso tema di Instagram, cosa volete di più? ????
Per iscrizioni cliccate quiĀ Ā ????????Ā http://eepurl.com/dqrKVf

Che lavoro faccio? Lavoro nella Comunicazione

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Voi lo sapete definire il vostro lavoro? Io lavoro nella Comunicazione eĀ mi capita di avere qualche perplessitĆ  a riguardo.

Vi spiego, oggi (3 aprile 2018) le notifiche sulle Fanpage non funzionavano, ho avuto problemi con le Storie (di Facebook) e, infine, sono spariti gli Highlights (ovvero i contenuti in evidenza di Instagram). Tutto ciò mi ha portato a farmi una domanda: e se ad un certo punto sparissero i social network e i siti web? Cosa farei? Chiringuito a Copacabana? ????
Questo dubbio ĆØ lecito per chi fa il mio lavoro (ecco, appunto, quale?) perchĆ© da un giorno all’altro tutto potrebbe risultare una fuffa abnorme, lo sappiamo questo? Siamo coscienti del fatto che la comunicazione digitale potrebbe non essere per sempre?
Sopratutto una domanda mi ĆØ arrivata dentro fortissima: io voglio essere associata solo ai social network? La risposta ĆØ un no molto chiaro. Io voglio che la mia figura professionale sia legata indissolubilmente alla Comunicazione.Ā Voglio evitareĀ di essereĀ associataĀ a delle piattaforme che subiscono cambiamenti continui eĀ che forzano a vedere e rivedere di continuo le strategie. Le regole delle Comunicazione non cambiano, diffondere un’idea universale di buona Comunicazione, ecco la mia Mission.
Cosa intendo per “idea universale di buona Comunicazione” ĆØ presto spiegato; si tratta di accompagnare chi mi sceglie come consulente, versoĀ unaĀ consapevolezzaĀ radicata nei confronti dei propri valori. Poi questo può (e deve) essere accompagnato da una serie di “strumenti accessori” tra cui anche i social network.
Il mio intervento più forte è a monte.
Vi faccio un esempio, ĆØ come se io fossi una insegnate di cucina che insegna a impastare la pasta della pizza, avete presente?

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Io sono ben consapevole del fatto che esistano la planetaria, il Bimby, la macchina impastatrice da millemila euro, sono anche in grado di utilizzare questi strumenti in modo abbastanza professionale… e resto convinta del fatto che in primis si debbano conoscere le basi.
Per vendereĀ bene il proprio brand, un prodotto e/o un servizio, fondamentalmente, c’ĆØ bisogno di saper comunicare e solo successivamente si possono fare strategie e piani di Comunicazione che includano anche investimenti in termini di denaro (penso ad esempio alle inserzioni a pagamento sui social network).
Al momento il trend va da tutt’altra parte, lo so. Vediamo influencer diventare colossi multinazionali eĀ siamo portati a pensareĀ che il futuro sia tutto lƬ. Ci sono persone che arrivano da me dicendo “VabbĆØ posso anche fare a meno del sito se ho una bella pagina Facebook con tanti followers” e io cosƬ:

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Come poteteĀ evitare di avere un sito web? Si tratta della nostra casa online, naturalmente deve essere aggiornato (quelli che facevo io nel ’98 con le sezioni di Photoshop ormai sono sepolti) ma ci deve essere, non possiamo farne a meno.
Faccio un esempio, chi avrebbe previstoĀ due anni fa il crollo della portata organica dei post di Facebook (parlando di Fanpage)? Io credo solo persone molto previdenti… In questo momento storico io, ad esempio, non mi sento più di far investire tempo e risorse solo su Facebook e spingo i miei clienti su social che stanno per emergere (tipo Pinterest) oppure sul sito web; poi naturalmente questo dipende dal settore, come sapete sono una sarta che cuce su misura le strategie (vedi articolo a questo link), ma il principio resta lo stesso. Differenziare per far passare il messaggio su più fronti.
Tornando all’esempio delle influencer che diventano brand, parliamo di Chiara Ferragni, cosa ha fatto? Ha trasferitoĀ la sua popolaritĆ  offline, ha creato una sua linea che vende certamente online senza dimenticarsi di aprire negozi fisici. Questo vi dice niente? Anche lei deve aver pensato “E se ad un certi punto finisse tutto?” siete d’accordo con me?
Concludo rimarcando un concetto che mi sta molto a cuore e che mi spinge a ringraziare le momentanee magagne social di oggiĀ ????
La buona Comunicazione, coerente e autentica, deve rimanere la base di tutte le attività di divulgazione del nostro business. Solo così potremo superare le mode e rimanere fedeli ai valori che abbiamo scelto di portare avanti.
Se vi sentite allineati con questo mio pensiero e state cercando una consulente che si occupa di Comunicazione, eccomi qui!
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Photographer:Ā Sarah Rosethorn (sarahrosethornphotography.tumblr.com)

Articoli per il blog e autenticitĆ 

Paola Toini coerenza

ScegliereĀ l’autenticitĆ  come parola chiave del proprio mood,Ā significa mostrare tutto di sĆ©, anche gli aspetti meno positivi della propria personalitĆ . Nello specifico, io e la programmazione viviamo agli antipodi, sopratutto se si tratta di scrivere qui sul blog.
La scorsa settimana ho creato un sondaggio nelle mie Instagram Story, per capire quale argomento avrebbe potuto interessare i miei followers; si trattava di un articolo di blog dedicato. Ecco qui la infograficaĀ ????????????
Sondaggio tema Instagram paola toini
In conseguenza al sondaggio, perĀ la scorsa settimana avevo programmato due post sul blog: uno sulĀ freelancingĀ e uno sulĀ tema di Instagram. Ebbene, devo essere sincera, non ce l’ho fatta. Il motivo ĆØ che, nonostante gli appunti presi e le idee chiare, non c’è stata la scintilla che mi ha spinta a scrivere. Io tengo molto al come vengono scritti gli articoli, voglio che siano leggibili, leggeri e chiari perchĆ© solo cosƬ posso rispettare l’autenticitĆ  che mi sono imposta, e ho scoperto che scrivendo in modo istintivo riesco ad ottenere risultati migliori di quando mi impongo di farlo.
LaĀ programmazioneĀ ĆØ una delle modalitĆ , molto utile per alcuni aspetti, anche se non ĆØ l’unica possibilitĆ . Se la scelta ĆØ tra un testo scritto forzatamente, senza anima, ĆØ uno scritto con un intento positivo… io scelgo la seconda ???? chiedo scusa se ho disatteso le aspettative di qualcuno e confermo che scegliere l’autenticitĆ Ā significa rispettare i propri tempi in primis.
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Donne e ispirazione

Donne e ispirazione

Dalla diversitĆ  nasce l’unicitĆ , scegliamo l’ispirazione e non l’imitazione.

Sono nata l’8 marzo del 1978. Non poteva essere altrimenti, visto che in me albergano tutte le caratteristiche tipiche delle donne, eppure mi sono sempre sentita una fuori dal coro, diversa. Poi, col tempo, ho capito che in realtĆ  facciamo tutti parte di un mare di persone fuori dal coro, diverse le une dalle altre… E l’ho capito alla soglia dei quarant’anni. L’ho capito quando ho iniziato, più o meno due anni fa, ad appassionarmi al tema dell’ispirazione.
Ispirarsi ĆØ molto diverso dal copiare, davvero molto diverso. E cerco sempre di spiegarlo anche durante i corsi e le consulenze.
L’ispirazione ĆØ un sentimento positivo, che spinge ad osservarsi nel profondo e a migliorarsi, lavorando sulla propria unicitĆ .
In questa giornata per me così speciale e così fortemente legata al femminile, voglio ringraziare tutte le donne che mi stimolano di continuo; nonostante io le trovi diverse da me, rappresentano una fonte di ispirazione inesauribile.
Attraverso le differenze nutro la mia unicitĆ , che appartiene a tutti. Solo che ĆØ facile dimenticarselo, in un momento storico in cui siamo immersi in un celodurismo digitale scandaloso. Contano i like, i commenti, i followers…
Osservo queste donne e mi sento spinta a lavorare incessantemente per fare bene la mia parte, sono convinta che sia l’unica strada per emergere come persona e come professionista. Mi riferisco a Paola Nosari (@paolanosari), alla Caralotta del mio cuor (@carlottafpunto) oppure alla grandissima Rachel Hollis (@mrsrachelhollis) che stimo enormemente perchĆ© riesce a mixare perfettamente vita privata e vita lavorativa, senza cadere negli stereotipi, con grande originalitĆ .
Tutte le donne che ho appena citato sono diverse tra loro e, allo stesso tempo, diverse da me, eppure tutte mi ispirano ogni giorno.
Il concetto dell’autenticitĆ , si sa, mi ĆØ caro (ne parlo anche qui). ƈ uno dei concetti chiave nelle mie strategie, nelle consulenze, nei corsi, nella vita… e sono convinta che possa andare a braccetto con l’ispirazione.
Le donne online si osservano e si sentono spesso inferiori, sentono l’obbligo di imitare, sperando cosƬ di ottenere lo stesso successo, ma attenzione: Paola, Chiara e Rachel stanno ottenendo successo (chi più e chi meno) perchĆ©, probabilmente, hanno guardato dritto in faccia l’obiettivo e lo hanno perseguito portando avanti il loro personale messaggio, quella che definiamo la Vision.
Be you not them.
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Ispiriamoci a loro in questo senso, nutriamo la nostra autenticitĆ , che può essere anche fatta di strafalcioni, errori, fotografie postate e venute male… spostiamo l’attenzione dai numeri ai valori!
Il mio augurio per le donne ĆØ questo: facciamoci ispirare da chi ce l’ha fatta e troviamo nel loro successo una motivazione???? e buona celebrazione della Donna a tutte.
Mi faccio l’applauso da sola a sto giro ????

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